Racconto di un giorno con la Cooperativa IRIS

Con la giusta lentezza condividiamo – scaricare QUI – un racconto della giornata di visita del 25 Maggio scorso al Pastificio e alla Cooperativa IRIS, redatto dalla gasista Gloria Zannini, che ringraziamo per il lavoro!

Organizzeremo in Settembre/Ottobre un incontro a Bologna con IRIS, in particolare per parlare della Fondazione IRIS, lo strumento studiato e praticato per sostenere le azioni mutualistiche e finanziare in modo alternativo e partecipato anche la costruzione del nuovo pastificio.

Più info le trovate qui http://www.irisfondazione.com/chi-siamo/come-diventeremo/ 

Buona lettura!

EXPO – L’inaccettabile kermesse dell’insostenibilità

EXPO 2015: L’INACCETTABILE KERMESSE DELL’INSOSTENIBILITA’

 

Aldilà della retorica istituzionale, Expo 2015 rappresenta la più chiara manifestazione di un modello di sviluppo insostenibile. Nonostante l’obiettivo di voler nutrire il pianeta, la filosofia che ha ispirato e ha dato gambe a tutta la kermesse riprende e rilancia un sistema agroalimentare incapace di rispondere alle esigenze di sovranità alimentare, di equo accesso ad un’alimentazione di qualità, di sostenibilità ambientale davanti alle grandi crisi ecologiche del nostro tempo.

Proprio per questo, come organizzazioni e reti della società civile delle più diverse provenienze, denunciamo questo tentativo di manipolazione chi attraverso il quale, istituzioni come imprese private, cercano di rinnovare l’immagine di un sistema strutturalmente insostenibile.

 

I cantieri verso Expo 2015 sono stati un insulto ai diritti del lavoro e alla sostenibilità ambientale: turni inaccettabili, paghe orarie da miseria, e un pesante impatto sul territorio, in termini di cementificazione e quindi consumo di suolo[1], sono già l’evidente espressione dell’incoerenza dell’iniziativa: con buona pace del rilancio e della rivalorizzazione dei nostri terreni agricoli e di una vera lotta al cambiamento climatico. Expo, che vuole nutrire il pianeta, si basa su una kermesse che consuma territorio ed emette gas climalteranti. Il tutto con ingenti investimenti pubblici[2], alcuni dei quali finiti sotto la lente della procura perché in odor di mafia. Al di là della questione legalità attorno ai cantieri dell’area fieristica Expo e delle infrastrutture ad esso collegate o con esso giustificate, è ancora una volta la filosofia delle “grandi opere” ad essere validata come unica strada percorribile per rilanciare l’economia nei territori, dove urbanizzazione, cementificazione e infrastrutturazione stradale ed energetica giocano un ruolo di traino. Questo modello di sviluppo contraddice una visione eco-compatibile di gestione delle risorse agricole, naturali e territoriali, una visione in cui le “piccole opere” e l’iniziativa economica delle comunità locali hanno un ruolo centrale.

 

Contemporaneamente, l’evento Expo 2015 sarà una grande vetrina di marketing per le multinazionali dove non verranno affrontati i veri nodi dell’agroalimentare, come la sovranità alimentare, la giusta remunerazione per i produttori, la necessità di ripensare standard di qualità e trasparenza delle filiere creati a tutto vantaggio di chi il cibo lo trasforma e lo distribuisce, il diritto della società civile di partecipare alle decisioni in materia di cibo: su tutti questi temi le decisioni che contano verranno prese al di fuori di Expo nelle solite sedi extraistituzionali ‘segrete’, come sta avvenendo per gli accordi TTIP.

La nostra esperienza quotidiana, il lavoro di costruzione dal basso di filiere solidali e sostenibili così come di campagne di sensibilizzazione e di advocacy su un’economia giusta, ci hanno insegnato che non esiste un sistema agroalimentare sostenibile senza sovranità alimentare, senza cioè che siano le comunità e non i mercati a determinare le produzioni. Che non è possibile nutrire il mondo attraverso un modello di produzione industriale e produttivista, che prevede un ampio utilizzo della chimica, che consuma i suoli e distrugge la biodiversità, e che lascia in mano di pochi il controllo delle filiere agroalimentari globali. Che è miope guardare all’agricoltura di qualità senza mettere in discussione la finanziarizzazione del comparto agricolo, e l’intero sistema che ne condiziona i caratteri (le politiche, la ricerca, il controllo da parte delle imprese a monte e a valle delle attività produttive).

 

Crediamo che opporsi a Expo significhi insieme opporsi a tutto questo: un’iniziativa che calpesta la terra e i diritti del lavoro, un modello agricolo basato sui mercati e controllato dalle grandi imprese dell’agroalimentare, un sistema che porta a una sempre minor trasparenza sull’origine delle produzioni e ad un abbassamento della qualità nutrizionale, sociale e ambientale dei prodotti, una manipolazione della cultura alimentare a misura dei modelli di consumo imposti da industria e distribuzione.

Siamo convinti che non sia possibile nutrire il pianeta senza cambiare radicalmente modello di produzione e di distribuzione[3]. Per questo, fuori da schieramenti precostituiti ma forti della nostra esperienza e azione quotidiana, abbiamo scelto di unire le forze per promuovere e sostenere qualcosa di diverso, capace di dare spazio ai territori, ai produttori che li animano, alle tante esperienze di economia diversa nate a partire da una critica radicale all’attuale processo di sviluppo. Sarà uno spazio fatto di proposta e di conflitto, di alternative e di radicali opposizioni. Un arcipelago di pensieri e di esperienze a cui daremo spazio, da oggi ai prossimi mesi, in tutti gli eventi, le iniziative, le riflessioni che in modo articolato e complementare saremo in grado di mettere in campo.

 

Primi firmatari

Corto Circuito Flegreo

Distretto di Economia Solidale Altrotirreno

Distretto di Economia Solidale Basso Garda

Distretto di Economia Solidale Bologna

Distretto di Economia Solidale Brescia

Distretto di Economia Solidale Parco Sud Milano

Distretto di Economia Solidale Varese

Rete di Economia Solidale Veronese 2

Associazione A Sud

Associazione Persone Comuni (http://comune-info.net)

Cospe

Fairwatch

Laboratorio Urbano Reset

Reorient

 

Primi aderenti

Associazione Dimensioni Diverse

Cooperativa agricola El Tamiso – Padova

Gruppo di Acquisto Solidale Atuttogas – Domodossola

Gruppo d’Acquisto Solidale Alchemilla – Bologna

Gruppo d’Acquisto Solidale GASPALEON – Paleo Naturale

Communianet, rete nazionale

FairMenti

Rimaflow, fabbrica recuperata

Salviamo il Paesaggio – Comitato di Bologna

VAS – Verdi Ambiente Società

 

Per altre adesioni: alberto.zoratti@gmail.com

 

[1]              Un milione di mq ancora agricoli sono diventati con il sito Expo edificabili.

[2]              E’ la prima Expo che si tiene su terreni acquistati da privati.

[3]              Non si può parlare di ‘Nutrire il pianeta’ senza occuparsi di come nutrire diversamente, con metodi di coltivazione eco-compatibili, le popolazioni dei territori, Milano e Rho in primis, collocati nel più grande Parco agricolo d’Europa, dove ora si produce, con metodi industriali, quasi solo riso e mais per alimentazione animale.

 

Quanto è vivibile l’abbigliamento in Italia? Nuovo report su industria tessile in Italia

Nuovo report sull’industria tessile e calzaturiera italiana

La Campagna Abiti Puliti lancia un nuovo report sulla situazione del settore tessile e calzaturiero italiano redatto attraverso una ricerca realizzata in tre regioni italiane: Veneto, Toscana, Campania

Il processo è noto: per abbattere i costi e incrementare i profitti le imprese delocalizzano le loro produzioni in Paesi dove possono reperire salari da fame, infime condizioni di lavoro e assenza di organizzazioni sindacali. Il settore dell’abbigliamento è tra i più attivi in questo campo: l’utilizzo di manodopera a bassi salari e diritti in Cina o in Bangladesh, come in Romania o Moldavia ne sono un esempio lampante. Le imprese multinazionali, spesso incentivate dai governi locali, comprano stabilimenti o ne costruiscono di nuovi, ricattano i lavoratori facendo leva sui loro bisogni di base; così possono produrre le loro merci a prezzi ridicoli incassando lauti profitti. La costruzione della filiera si basa sull’idea che è sempre possibile trovare manodopera a bassi salari da sfruttare a proprio vantaggio. Mentre una massa crescente di altri lavoratori sempre più impoveriti, è obbligata a tapparsi il naso e a comprare vestiti e calzature a basso costo in una spirale senza fine di corsa verso il basso.

Ma se improvvisamente ci accorgessimo che quei disperati siamo noi?

Nessuno saprà mai se si è trattato di un processo spontaneo o di una strategia preordinata, di quelle che si discutono a Davos o negli incontri segreti del club Bilderberg, ma è un fatto che dopo avere messo in ginocchio i piccoli produttori italiani, esportando la loro produzione in Romania, Moldavia, o perfino Cina, ora qualche grande marca stia tornando in Italia a godersi i risultati che essi stessi hanno prodotto negli anni scorsi. Succede ad esempio nella Riviera del Brenta, area a cavallo tra le province di Padova e Venezia, dove si producono calzature femminili. Dopo un ventennio di delocalizzazioni di piccoli e medi imprenditori contoterzisti, che se volevano lavorare se ne andavano in Romania o chiudevano, oggi giganti come Luis Vuitton, Armani, Prada, Dior, sono tornati per comprarsi degli stabilimenti o aprirne di nuovi. E mentre Prada ha acquistato la Giorgio Moretto, Louis Vuitton ha fatto due acquisizioni e aperto un nuovo stabilimento a Fiesso d’Artico. Ci lavorano 360 persone fra cui molti modellisti, chiamati pomposamente artigiani che svolgono attività di studio e progettazione per l’intera gamma di calzature Louis Vuitton.

Dallo stabilimento escono ogni anno ottocentomila paia di calzature di tutti i tipi. Stivali, mocassini, calzature da sera, sportive e ballerine. Ma sia ben chiaro, non tutte le fasi di lavorazione sono eseguite al suo interno. Oltre alla progettazione, si fa l’assemblaggio e la finitura con l’aiuto di robot e l’utilizzo di tomaie prestampate e importate dall’India. Infatti benché si tratti di imprese del lusso, anche queste si stanno orientando verso una produzione standardizzata per un consumatore che non può spendere 3000 euro per un capo personalizzato, ma 500 euro per levarsi la soddisfazione di sfoggiare un capo firmato, quelli li trova. Standardizzazione, flessibilità oraria, bassa scolarizzazione dei lavoratori, paura di perdere il posto di lavoro, scarsa sindacalizzazione: sono tutti elementi tipici delle fabbriche bengalesi o moldave.

Non deve quindi stupire se la filiera produttiva dei grandi marchi che rilocalizzano in Italia risulta composta da un’ampia rete di subfornitori medi e grandi, che a loro volta subappaltano fasi di lavoro a piccole imprese artigianali. Fra esse anche imprese cinesi che ormai sono presenti un po’ in tutti i territori a tradizione calzaturiera e dell’abbigliamento. Le condizioni di lavoro cambiano a seconda del posto occupato dall’impresa nella filiera globale di produzione. Ma queste catene del lavoro sono difficili da riscostruire, anche perché i marchi non sono per niente disponibili a pubblicizzare i nomi dei loro fornitori e in molti casi non hanno neppure il controllo completo sull’intera filiera.

Secondo la ricerca realizzata dalla Campagna abiti puliti, i salari migliori si trovano fra i lavoratori alle dirette dipendenze dei grandi marchi, non solo perché sono i luoghi che più frequentemente i giornalisti visitano, ma anche perché qui i lavoratori sono più organizzati e solitamente riescono a ottenere l’applicazione dei contratti collettivi e premi di produzione a livello aziendale. Ovviamente non mancano le eccezioni. Dalle testimonianze raccolte Prada pare sia la griffe con rapporti sindacali più difficili e condizioni di lavoro più critiche. D’altra parte, Prada è l’unica delle grandi case del lusso nella Riviera del Brenta che pur producendo calzature applica il contratto collettivo del cuoio. E non a caso, ma perché il contratto del cuoio è peggiorativo rispetto a quello calzaturiero per quanto riguarda sia le paghe sia gli aspetti normativi.

La filiera è un insieme di gironi danteschi e più si scende, più magri sono i salari e peggiori le condizioni di lavoro, fino a potersi imbattere nel lavoro nero che ovviamente sfugge alle grandi griffe perché loro il rapporto lo tengono solo col primo anello della subfornitura. Ma spesso i prezzi che pagano sono così bassi da non lasciare molta scelta a chi sta alla base. In ogni caso, neri o legali che siano, la ricerca ha appurato che i salari dei lavoratori nei livelli contrattuali più bassi, cioè la stragrande maggioranza, non vanno oltre i 1100-1200 euro netti al mese, che secondo un calcolo dell’Istat, nel Nord Italia non bastano per tirare avanti una famiglia di quattro persone neanche se si abita in campagna. Certo, poi modellisti, montatori e dirigenti vari alzano il livello salariale medio, ma per quanti corrono lungo le manovie, le catene di montaggio delle calzature, le paghe non sono certo a un livello dignitoso.

Le condizioni di lavoro nell’industria italiana dell’abbigliamento e delle calzature sono mutate negli ultimi venti anni: molte le imprese che hanno chiuso, alta la riduzione del fatturato. Il ritorno delle grandi multinazionali è sicuramente positivo in termini occupazionali, ma può diventare catastrofico se si importano in Italia le condizioni di lavoro e i livelli salariali che le imprese trovano altrove.

La ricerca ci restituisce la fotografia di una situazione che potremmo definire di post-occidentalizzazione riferendoci alle condizioni di lavoro prima riscontrabili nell’Europa dell’Est e nel lontano Oriente e ora anche nel Vecchio Continente: la dimostrazione che dopo la lunga discesa verso il fondo ora è tempo di risalire, prima che sia troppo tardi.

– See more at: http://www.abitipuliti.org/blog/2015/01/23/quanto-e-vivibile-labbigliamento-in-italia/#sthash.wnOAyrrK.dpuf

Nuovo punto di consegna a Febbraio: Camere d’Aria!

provalogo

Siamo felici di presentare un nuovo punto di consegna a partire da Febbraio: Camere d’Aria! 

Il Progetto Camere d’Aria vuole essere un’Officina polivalente delle arti e dei mestieri, la gestione di uno spazio di accoglienza nello spirito dell’Associazione Culturale Oltre… La cultura e l’arte sono il collante di diversi progetti, la scintilla per dare vita a multiformi occasioni di socialità, formazione, convivio e scambio, con l’obiettivo di attivare sul territorio progetti inclusivi, partecipati ed eco-sostenibili di animazione urbana.  www.cameredaria.net 

Lo spazio per la consegna è in Via Guelfa 40/4, angolo via delle Ruote, a Bologna 

SOS Rosarno per Kobane e cena curda – Venerdì 23 Gennaio a TPO

ROJ

 

Ya Basta! Bologna – SOS Rosarno – Alchemilla G.A.S. all’interno della campagna Rojava Calling presentano

Venerdì 23 Gennaio 2015 

a TPO, Via Casarini 17/5, Bologna

Arance per Rojava 

SOS Rosarno sostiene Rojava con il dono di una tonnellata di arance e clementine!  

A noi chiedono solo di acquistarle… 

 dalle ore 19: Presentazione dell’iniziativa Arance per la Rojava con Arturo Lavorato (SOS Rosarno) e i rappresentanti emiliano-romagnoli della rete Kurdistan

dalle ore 20: Cena curda di auto-finanziamento (contributo 15 €) a sostegno della resistenza di Rojava

È possibile prenotare le cassette di agrumi e la cena entro il 21/Gennaio alla mail yabasta.bologna@gmail.com e ritirarle e/o acquistarle direttamente giovedì 22 e venerdì 23 gennaio dalle ore 18 alle 22.

http://www.tpo.bo.it/eventi/218-23-01-arance-per-kobane-e-cena-di-sostegno-a-rojava-calling

http://sosrosarno.org/news/item/195-arance-solidali-per-kobane.html

*** Contemporaneamente all’iniziativa di Venerdì 23 a partire dalle 18, ci sarà la consegna del nostro ordine mensile di arance e altri prodotti di SOS Rosarno: potrete quindi fermarvi ai dibattiti, a cena e acquistare una cassetta tutta pro-Rojava ***

Noi de ilPOPOLOdelleARANCE e ALCHEMILLA GAS sosteniamo tutto l’anno le iniziative di SOS Rosarno e per questa occasione anticiperemo la donazione che in genere facciamo a fine stagione destinandola  alla causa del ROJAVA, con una quota da definire e che renderemo nota dopo l’iniziativa

Rojava chiama in causa tutte le esperienze d’alternativa che si praticano nel mondo, per mettere in atto qui e ora una nuova forma di convivenza umana: fondata sulla democrazia diretta e autogestionaria, sulla condivisione delle risorse, sulla cooperazione sociale, sul recupero di un rapporto simbiotico con la natura, sull’accoglienza e la convivenza tra le differenze…sulla libera autodeterminazione di individui, collettività, generi.

http://sosrosarno.org/news/item/195-arance-solidali-per-kobane.html

Vi suggeriamo anche questi link informativi utili per approfondire la storia e la situazione odierna della regione di Rojava e del Kurdistan:

Importante! Carta del contratto sociale del Rojava: http://www.uikionlus.com/carta-del-contratto-sociale-del-rojava-siria/

http://www.uikionlus.com/il-rojava-sfida-le-norme-di-classe-genere-e-potere/

http://www.uikionlus.com/economia-dell-isis-e-limportanza-della-rojava/

http://nena-news.it/turchia-kobane-vive-a-suruc/

 “L’alternativa di Rojava non è né immaginaria né utopica. Questa alternativa ha già provato la propria fattibilità attraverso soluzioni pratiche e la quotidiana realizzazione delle idee presentate nella Carta del Contratto Sociale. Di fatto, Rojava si propone come l’alternativa democratica più realistica nel più inconsueto dei luoghi. Esprimere solidarietà con la rivoluzione di Rojava è un compito urgente per chiunque abbia a cuore il futuro del Medio Oriente.” Sardar Saadi

Lista acquisto GAS Dicembre!

La lista di acquisto collettivo di Dicembre è da rispedire entro Martedì 18 Novembre!

La consegna dei prodotti è prevista Venerdì 12 (per Ozzano) e Sabato 13 Dicembre 2014 per tutti gli altri.

Le novità sono tantissime, per diversi aspetti. In primo luogo iniziamo una nuova relazione con la Cooperativa Dulcamara di Ozzano, storica realtà locale del biologico, parte della rete di Campi Aperti e che ha da poco avviato un nuovo corso, giovane e aperto a nuove forme di collaborazione.

Così abbiamo pensato insieme di scambiare il servizio di ricevimento prodotti e trasporto nei soliti punti di consegna – che avverrà a loro cura – con prodotti della nostra lista, che Dulcamara prenderà per le esigenze della cucina.

E’ un approccio mutualistico e di scambio non monetario che aspiriamo ad ampliare, un primo passo del progetto Pane e Rose nel quale crediamo tantissimo, col desiderio di allargare il popolo di fruitori ed amanti del nostro modo diverso di fare la spesa.

Per questo la voce prima definita con un freddo “contributo per logistica” la abbiamo trasformata in “Pane & Rose”, di cui una parte – il 3% – coprirà lo scambio con Dulcamara, il restante 1% andrà a sostegno di altri progetti legati agli obiettivi di Pane & Rose.

Nel frattempo abbiamo conosciuto altre bellissime realtà con le quali collaboreremo attivamente nei prossimi mesi, come laCooperativa Sociale Eta Beta e lo spazio Camere d’Aria dell’Associazione Oltre.

Anche la nostra prima assemblea a Vag ad Ottobre è stata fonte di ispirazione per le idee e le proposte cha abbiamo condiviso in un bel pomeriggio insieme.

Proprio dall’assemblea nasce l’idea di una riga che abbiamo chiamato “tempo solidale”. Chi ha voglia di dare un po’ di tempo al GAS, in una delle tante cose già in essere o in nuovi progetti, può ordinarne virtualmente 1 pezzo! Poi definiremo insieme le modalità.

E’ iniziata la stagione degli agrumi, che anche quest’anno organizzeremo con SOS Rosarno e quella rete di piccole esperienze alternative – di economia pulita, di relazione con i migranti, di nuove forme di scambio -che si allarga quest’anno a nuove realtà a Sud e a Nord alla ricerca di un’economia nuova. Gli ordini si susseguiranno con cadenza mensile fino a Maggio.

E finalmente….per ordinare (per i nuovi: non ci sono minimi di quantità né nessuna iscrizione da fare!) dovrete compilare la lista allegata entro Martedì prossimo 18 Novembre  2014  seguendo questi semplici passi:

  • Compilare il file allegato con i vostri dati anagrafici e i prodotti desiderati;
  • Scegliere il punto di consegna che preferite nel menù a tendina in alto a destra del file allegato;
  • inviare il file compilato rispondendo a questa mail, quindi a: alchemillagas@inventati.org
  • indicare nell’oggetto della mail di risposta il punto di consegna preferito

La consegna ci sarà Venerdì 12 pomeriggio e Sabato 13 Dicembre 2014  al mattino. Come anticipato l’organizzazione della consegna è nuova e come tutte le prime volte potrà comportare degli imprevisti, per cui vi chiediamo un po’ più di pazienza del solito per eventuali difformità di orario che potremmo comunicarvi più avanti.

Per ora gli orari di consegna sono fissati così:

  • BO Savena (Armonie – Villa Paradiso): ore 9:00
  • Granarolo (Borgo Servizi): ore 9:30
  • San Lazzaro (Parrocchia S.Francesco): ore 9:30
  • BO San Vitale (Vag61): ore 9:45
  • BO Navile (Scuola Popolare di Musica Ivan Illich) : ore 10:15
  • BO Saragozza (centro Sociale 2 Agosto): ore 10:30
  • Ozzano (Amici della Terra): Venerdì 12 Dicembre 2014 ore 17:30

Una ultima nota riguarda i progetti che vedete nella prima parte della lista. E’ un modo per sostenerli collettivamente, ognuno con le proprie disponibilità, anche piccole. Si tratta di progetti nati in relazione diretta con i produttori e le persone che li animano…

  • Il progetto “Amo La vite” della comune di Urupia in Puglia, per cui potete indicare una quota a vostro piacere, poi le cumuleremo per sostenere la nuova vigna di Urupia e poterne gustare i frutti tra 2 anni.
  • Il limoncello di di Ri-Maflow prodotto insieme con i limoni bio di SOS-Rosarno e della Cooperativa siciliana L’albero del paradiso. Acquistare il Ri-moncello significa dare ossigeno e sostegno diretto alle sperimentazioni di nuove attività della fabbrica recuperata. La sera del 21 Novembre a Vag ci sarà un incontro dedicato.
  • La Fattoria I Piani, produttore bio di formaggi caprini e membro di Campi Aperti, ci propone una quota di prefinanziamento che potrete scegliere in due formati, per l’acquisto di un nuovo gregge, in cambio di una tessera-abbonamento a scalare valida per acquisti di formaggi del prossimo anno;
  • Ancora presente lo zucchero di canna delle comunità Sem Terra in Brasile

Vi ricordiamo che sul nostro blog sono disponibili le presentazioni di tutti i produttori presenti in lista, li trovate QUI

E’ proprio tutto, un saluto e a prestissimo!

Racconti di un’estate in viaggio…Abruzzo, Basilicata e Sicilia

Un’estate in viaggio verso Sud tra compagni e progetti che ci piacciono… 

Con il tempo indispensabile per mettere in ordine le idee condividiamo con tutti tre racconti di viaggi fatti l’estate scorsa da alcuni di noi.

Pensiamo siano interessanti perchè ci hanno portato a vedere da vicino mondi che sosteniamo con le nostre scelte di acquisto e consumo critico, allargando lo sguardo alle cause ed alle possibili soluzioni della situazione attuale.

Giovanni è stato a Venosa in Basilicata, insieme a gruppi e associazioni locali come “Fuori dal Ghetto” e l'”Osservatorio Migranti Basilicata”, che lavorano da alcuni anni con i migranti impegnati in agricoltura, e insieme a tante e tanti altri a cercare di costruire piccole alternative, come una bottiglia di salsa di pomodoro. Cliccate qui per leggere com’è andata…

Un altro gruppo di cinque di noi ha percorso l’Italia verso Sud, passando alcuni giorni in Abruzzo con il nostro produttore di olio, miele e altri trasformati, Massimiliano e la sua famiglia ci hanno guidati nella BioFattoria Licineto.  Qui il secondo racconto a più mani

Tappa finale del gruppo Modica, in Sicilia, dove la lavorazione con tecnica a freddo del cacao è uno dei fari della Cooperativa Quetzal, attiva nella lavorazione tradizionale del cacao con materie prime di filiera equo-solidale ed attiva insieme ad altre realtà locali. Ecco il terzo e ultimo racconto…

Abbiamo voluto produrre questi documenti perchè rimanga traccia delle esperienze fatte e speriamo di trasmettere un pò del calore che abbiamo ricevuto e un pizzico di quanto imparato durante quei viaggi…

Buona lettura!

 

 

Il percorso di “Incubatrice di sogni” va avanti

Dopo l’incontro su L’impresa possibile, le prime idee…

Prosegue l’interessante percorso di Incubatrice di Sogni, il progetto dell’Associazione Armonie che con le donne interessate sta costruendo embrioni di idee imprenditoriali, dopo i primi due incontri i primi risultati, per qualcosa ancora tutto da realizzare.

Lo scorso 22 novembre, insieme a Cinzia Melograno della Cooperativa Mag6, abbiamo parlato di come si costruisce un piano d’impresa e poi, divise in gruppi, abbiamo simulato la creazione di nuove progettualità a partire dai nostri desideri e aspirazioni.

Alcune di noi avevano idee già abbastanza definite, altre solo curiosità e sogni, ma insieme abbiamo sviluppato quattro idee di possibili attività. Le trovate sintetizzate nelle schede qui sotto:

scheda 1 Casa Aperta

scheda 2 Femme Sauna Popolare

scheda 3 Diffusione del matriarcato

scheda 4 Lettrici Ambulanti

Le schede sono basate sugli aspetti che abbiamo trattato nel lavoro di gruppo. Per arrivare da qui a un vero progetto di impresa ci sono ancora tante questioni da trattare e approfondire, ma questo era solo l’inizio …

Se non eravate all’incontro del 22, provate a leggerle e fateci sapere se qualcuna di queste idee vi interessa, scrivendoci a: incubatricedisogni@women.it

Se avete altre idee e volete proporle, potete farlo qui:
https://docs.google.com/forms/d/1NqiNtotWDUQtSq8d4lQdv5IKFW1NvtmVgJ7UzClw4d4/viewform

I prossimi passi saranno passare dall’idea a un vero e proprio progetto di impresa.

Dopo l’incontro su L’impresa possibile, le prime idee

Per info sull’Incubatrice di sogni: http://incubatricedisogni.noblogs.org/

Per info su Mag6: http://www.mag6.it/

Altri link: women.it/armonie

Inizia la 5^ campagna di SOS Rosarno

Qui la pagina dedicata al progetto…http://alchemillagas.noblogs.org/progetti/popolo-delle-arance/
Prossima Consegna prevista per mercoledì 17 DICEMBRE 2014, ore 18-20 presso
LABORATORIO CRASH
Via del Sostegnazzo, 1 – 40129 Bologna
oppure al mercato di Ozzano il giorno successivo
Gli acquisti di SOS ROSARNO procederanno con cadenza mensile per tutto l’inverno.

Il dibattito sulla Fraternità

Come saprete il dibattito sulla Cooperativa Sociale “La Fraternità” e più in generale sulla Comunità Giovanni XXIII nelle ultime settimane ha tenuto banco in molti ambienti cittadini.

Dopo la nostra decisione di interrompere la collaborazione in essere, avvenuta dopo un confronto con i diretti interessati della Cooperativa La Fraternità e della Comunità Giovanni XXIII e la loro risposta, abbiamo ricevuto alcune mail, che ora pubblichiamo qui.

Abbiamo deciso di non utilizzare lo strumento della mailing-list per non snaturarne la funzione che fino ad oggi ha avuto, di veicolare un numero ragionevole di mail, di argomenti vicini alle nostre attività più pratiche: gli ordini, gli eventi o altre situazioni particolari (donazioni, notizie legate ai mondi che seguiamo da vicino).

L’approccio che abbiamo seguito nella vicenda è stato di apertura ed ascolto. Abbiamo infatti proposto noi alla Cooperativa sociale La Fraternità di incontrarci per trattare il tema, consci della difficoltà di trovare punti comuni, ma motivati a condividere un problema e cercare se possibile delle soluzioni insieme, come si addice ai migliori rapporti di stima e rispetto reciproco, cosa che ha contraddistinto le nostre relazioni in questo anno e più di collaborazione.

Così a fine Luglio ci siamo incontrati: eravamo 25 persone compresi noi e i massimi rappresentanti regionali della Comunità Papà Giovanni XXIII, lasciandoci in piena serenità e rispetto dopo 3 ore serrate di confronto e aspettando una loro decisione sulla prosecuzione o meno delle preghiere dinanzi l’ospedale.

Gli eventi poi hanno portato La Fraternità a dichiarare a metà Settembre la volontà di proseguire la preghiera dinanzi gli ospedali nei giorni di Interruzione Volontaria di Gravidanza, cosa questa che ha provocato in noi e molti dei nostri partecipanti un forte disagio e che ci ha mostrato la mancata volontà di valutare un passo indietro da parte dei nostri interlocutori.

Trovate pubblicati già 3 post di commento: la lettera della Giovanni XXIII di prosecuzione delle preghiere, la lettera di Alchemilla sull’interruzione della collaborazione, e proprio la raccolta di mail ricevute.

VI INVITIAMO A POSTARE QUI EVENTUALI VOSTRI ULTERIORI COMMENTI.