Cosa c’è sotto?

COSA C’E’ SOTTO?

Ragioni, pratiche, difficoltà e pensiero per un’economia alternativa e sostenibile

dalla crisi del presente a un futuro possibile

Negli ultimi anni è molto aumentata l’attenzione a produzione e consumo di cibo biologico, a stili di vita sani equilibrati  per cercare di contrastare le sempre più insostenibili condizioni di vita che ci vengono imposte. La ricerca di soluzioni collettive per accedere a cibo sano e prodotto nel rispetto dell’ambiente e delle condizioni di lavoro sembra coinvolgere un numero crescente di persone, non solo già sensibili a questi temi, ma anche cittadini solitamente lontani dalle classiche forme di impegno sociale e politico. Come dare una dimensione non individuale, privata e consumistica a questa domanda di benessere e maggiore qualità della vita? Come immaginare nuove forme di impegno politico, non semplici riproposizioni fuori tempo massimo di pratiche non più all’altezza dei tempi, ma concrete e radicali alternative al disastroso sistema in cui viviamo?

A partire da queste domande ci sembra importante darci spazi di formazione e riflessione sul senso delle nostre pratiche solidali e di mutuo aiuto, insieme ad esperti e pionieri di nuove strade che possano aiutarci a collocare i nostri sforzi in un orizzonte più ampio, indicandoci nuovi sguardi e prospettive, stimolando nuovi ambiziosi progetti.

Cercheremo di allargare lo sguardo su economia, agricoltura, commercio, lavoro, ambiente, approfondendo alcuni temi e aspetti strettamente legati alle nostre pratiche e alla nostra esperienza quotidiana.

Appuntamenti in programma

Mercoledì 3 Maggio 2017, dalle 21 presso Labàs Occupato, Via Orfeo, Bologna

Il lavoro in agricoltura oggi

Quali sono le condizioni di lavoro e come funziona il mercato del lavoro in agricoltura? Quanto incidono le strutture verticali delle filiere agroalimentari? Quanto vale il lavoro contadino e bracciantile? Tra filiere dipendenti dal caporalato e prezzi sempre più bassi, nuove forme di cooperazione e solidarietà si diffondono.

Su ricerche e pratiche: Domenico Perrotta, ricercatore ed attivista esperto di filiere agricole e lavoro nelle campagne del Sud Italia;  

Cristina Brovia, ricercatrice e attivista dell’Associazione Rurale Italiana.

Modera: Alberto Veronesi, presidente della Cooperativa Agricola Arvaia, una delle prime esperienze di CSA (Agricoltura sostenutà dalla Comunità) in Italia

********************

Venerdì 19 Maggio 2017, dalle 18:30 presso Kilowatt, serre dei giardini Margherita, Bologna

Energia per la terra

La terra ospita la vita portandola a spasso nel cosmo come una navicella spaziale. L’energia che alimenta la
vita viene principalmente dal sole. Ma il suo consumo è  legato principalmente alle attività umane: molti di noi sapiens non lo sanno o fanno finta di non saperlo. Affrontiamo il problema della sostenibilità energetica per capire quali chance di sopravvivenza abbiamo sull’unico (pare) pianeta abitabile

Ricerca e pratiche: Nicola Armaroli (CNR-Bologna), divulgatore scientifico su energia e sostenibilità dei consumi energetici, ha scritto con Balzano i libri “Energia per la navicella terra” e “energia oggi è domani: prospettive, sfide , speranze”. E dirigente’ ricercatore al CNR ISOF di Bologna.

Gianluigi Basile (Elettro-ortolano) : ingegnere elettrotecnico, professore universitario a Bari, ha collaborato con il Cern, l’ENEA e l’Enel e sviluppa importanti progetti. Oggi ha scoperto la passione per la natura e cura uno stupendo orto biologico/sinergico a Bologna.

Animatori: Luca Basile Università di Bologna e Arvaia,  Andrea Lazzarato Arvaia

Organizzazione:
Coop. Arvaia – www.arvaia.it

Gruppo di Acquisto Solidale Alchemilla – www.alchemillagas.noblogs.org

Gruppo di Acquisto Solidale BorgoMondo

Ospitalità:

Labàs Occupato

Kilowatt

Per informazioni :

alchemillagas@inventati.org

Luca Lambertini (Borgo Mondo) 333.7810032

Giovanni Notarangelo (Alchemilla GAS) 338.3980466

 

 

 

 

Il lavoro in agricoltura oggi

Mercoledì 3 Maggio 2017, dalle 21 presso Labàs Occupato, Via Orfeo, Bologna

Il lavoro in agricoltura oggi

 Quali sono le condizioni di lavoro e come funziona il mercato del lavoro in agricoltura? Quanto incidono le strutture verticali delle filiere agroalimentari? Quanto vale il lavoro contadino e bracciantile? Tra filiere dipendenti dal caporalato e prezzi sempre più bassi, nuove forme di cooperazione e solidarietà si diffondono.

 Su ricerche e pratiche: Domenico Perrotta, ricercatore ed attivista esperto di filiere agricole e lavoro nelle campagne del Sud Italia;  Cristina Brovia, ricercatrice e attivista dell’Associazione Rurale Italiana.

Modera: Alberto Veronesi, presidente della Cooperativa Agricola Arvaia, una delle prime esperienze di CSA (Agricoltura sostenutà dalla Comunità) in Italia

8 marzo 2017 : sciopero delle donne

SE LE NOSTRE VITE NON VALGONO, ALLORA CI FERMIAMO

L’8 marzo è una giornata di lotta, non un’occasione per locali, ristoranti e fiorai di far girare l’economia. Prende vita dagli scioperi delle operaie che dai primi del Novecento in tutto il mondo animarono le lotte per i loro diritti violati di persone e lavoratrici. Ricordiamo Il primo, quello delle camiciaie di New York nel 1909, poi lo sciopero e la rivolta delle operaie di Pietrogrado, l’8 marzo del 1917, perché senza donne non c’è rivoluzione possibile!

Niente fiori e cioccolatini, dunque: non abbiamo niente da festeggiare, abbiamo tutto da cambiare! Dopo le straordinarie giornate di mobilitazione che hanno visto milioni di donne nelle piazze di tutto il mondo, dalla Polonia, all’Italia, alla Germania, alla Turchia, dal Brasile all’Argentina, il prossimo 8 marzo sarà l’occasione per riprenderci questa giornata di lotta: sarà SCIOPERO GLOBALE DELLE DONNE. Lanciato dalle donne argentine, ha raccolto l’adesione di oltre 22 paesi al grido di “Se le nostre vite non valgono, non produciamo”. Differenti luoghi e contesti, analoga condizione di subalternità e violenza per le donne: NI UNA MENOS, allora, non una di meno in piazza, la chiamata rimbalza ai quattro angoli del pianeta: Uniamoci per continuare a lottare!

L’8 marzo sciopereremo anche in Italia. Una giornata in cui sperimentare/praticare forme di blocco della produzione e della riproduzione sociale, reinventando lo sciopero come vera e propria pratica femminista a partire dalle forme specifiche di violenza, discriminazione e sfruttamento che viviamo quotidianamente, 24 ore al giorno, in ogni ambito della vita, che sia pubblico o privato. Constatiamo ogni giorno quanto la violenza sia fenomeno strutturale delle nostre società, strumento di controllo delle nostre vite e quanto condizioni ogni ambito della nostra esistenza: in famiglia, al lavoro, a scuola, negli ospedali, in tribunale, sui giornali, per la strada, … per questo il prossimo 8 marzo ci asterremo da ogni attività produttiva e riproduttiva che ci riguardi.

Sarà uno sciopero in cui riaffermare la nostra forza a partire dalla nostra sottrazione: una giornata senza di noi. Resteremo al sole delle piazze a goderci la primavera che arriva anche per noi a dispetto di chi ci uccide per “troppo amore”, di chi, quando siamo vittime di stupro, processa prima le donne e i loro comportamenti; di chi “esporta democrazia” in nostro nome e poi alza muri tra noi e la nostra libertà. Di chi scrive leggi sui nostri corpi; di chi ci lascia morire di obiezione di coscienza. Di chi ci ricatta con le dimissioni in bianco perché abbiamo figli o forse li avremo; Di chi ci offre stipendi comunque più bassi degli uomini a parità di mansioni, …

Dopo la grande manifestazione del 26 e l’assemblea partecipatissima del 27 novembre a Roma, ci riuniremo in un terzo appuntamento nazionale, il 4 e il 5 febbraio a Bologna, in cui riprenderemo la stesura del Piano femminista contro la violenza. Un piano scritto dal basso, dal vissuto delle donne, dall’esperienza dei centri antiviolenza femministi, dalle condizioni materiali e dalle necessità primarie per costruire concretamente percorsi di fuoriuscita dalla violenza. Discuteremo delle forme e delle pratiche dello sciopero. Le forme tradizionali del lavoro e della lotta si combineranno con la trasformazione del lavoro contemporaneo – precario, intermittente, frammentato – e con il lavoro domestico e di cura, invisibile e quotidiano, ancora appannaggio quasi esclusivo delle donne, ancora sottopagato e gratuito. Sarà uno sciopero dai ruoli imposti dal genere in cui mettere in crisi un modello produttivo e sociale che, contemporaneamente, discrimina e mette a profitto le differenze.

A cento anni dall’8 marzo 1917, torneremo in strada in tutto il mondo, a protestare e a scioperare contro la guerra che ogni giorno subiamo sui nostri corpi: la violenza, fisica, psicologica, culturale, economica. Se le nostre vite non valgono, allora ci fermiamo!

A COSA SERVE LO SCIOPERO:

Lo sciopero è in primo luogo una forma di lotta che si fonda sul blocco della produzione e sull’astensione dal lavoro con l’obiettivo di produrre un danno economico e di rendere tangibile il ruolo del lavoro nella produzione.

mutuiamo lo sciopero come pratica fondamentale per segnalare la nostra sottrazione da una società violenta nei confronti delle donne: per questo lo sciopero sarà articolato sulle 24 ore e riguarderà ogni nostra attività, produttiva e riproduttiva, ogni ambito, pubblico o privato, in cui discriminazione, sfruttamento e violenza su ognuna di noi si riaffermano. Se delle nostre vite si può disporre (fino a provocarne la morte) perché ritenute di poco valore, vi sfidiamo a vivere, produrre, organizzare le vostre vite senza di noi. Se le nostre vite non valgono, noi ci fermiamo.

Uno sciopero per ribaltare i rapporti di forza, per mettere al centro le nostre rivendicazioni, la necessità di trasformare relazioni, rapporti sociali e narrazioni. In casa, a scuola, sui luoghi di lavoro, nelle istituzioni. Uno sciopero che ha nel piano femminista antiviolenza la sua piattaforma e il suo programma di lotta e di trasformazione scritto dal basso.

COME SCIOPERARE L’8 MARZO:

non esiste una sola forma di sciopero da sperimentare l’8 marzo. Esistono condizioni di lavoro e di vita molto diverse. Lo sciopero coinvolgerà lavoratrici dipendenti, precarie, autonome, intermittenti, disoccupate, studentesse, casalinghe. Indipendentemente dal nostro profilo, siamo coinvolte in molteplici attività produttive e riproduttive che sfruttano le nostre capacità e ribadiscono la nostra subalternità.

Per praticare concretamente il blocco delle attività produttive e riproduttive, elenchiamo solo alcune possibilità: l’astensione dal lavoro, lo sciopero bianco, lo sciopero del consumo, l’adesione simbolica, lo sciopero digitale, il picchetto, …

Lo sciopero si rivolge principalmente alle donne, ma ha più forza se innesca un supporto mutualistico con gli altri lavoratori, le reti relazionali e sociali, chi assume come prioritaria questa lotta. Vogliamo trovare soluzioni condivise e collettive come è avvenuto in Polonia in cui molti uomini, mariti, compagni, padri, fidanzati, fratelli, nonni, amici, hanno svolto un lavoro di supplenza nello svolgimento di attività normalmente svolte dalle donne.

Le assemblee cittadine di Non Una di Meno e i tavoli di lavoro tematici, territoriali e nazionali, saranno il luogo privilegiato in cui costruire e immaginare le forme dello sciopero a partire dalle vertenze, dalle specificità del territorio e dalle reti attivate, attraverso iniziative pubbliche di confronto e di approfondimento in avvicinamento all’8 marzo. Sarà comunque utile immaginare strumenti che facilitino lo scambio di idee e proposte, la costruzione di immaginario, utilizzando il blog e campagne social. L’assemblea nazionale del 4-5 febbraio a Bologna sarà l’occasione per definire e consolidare il piano politico e il coordinamento delle iniziative dell’8 marzo.

L’obiettivo è andare oltre l’evocazione e il simbolico e praticare concretamente il blocco delle attività produttive e riproduttive da parte del maggiore numero possibile di persone.

Abbiamo fatto appello ai sindacati per la convocazione di uno sciopero generale per l’8 marzo così da permettere la possibilità di adesione al più ampio numero di lavoratrici dipendenti e a chi gode del diritto di scioperare.

Se sei precaria e non ti è garantito il diritto di scioperare, puoi chiedere un permesso (per esempio per andare a donare il sangue) e astenerti dal lavorare. Per chi lavora in nero o in modo saltuario si possono organizzare iniziative di sostegno materiale e casse di mutuo soccorso.

Grande ruolo potranno avere i centri antiviolenza in quella giornata organizzando iniziative e rilanciando il piano femminista contro la violenza a partire dall’esperienza e le competenze di chi opera in questo settore.

La pratica del picchetto può essere utilizzata per un doppio scopo: bloccare gli accessi per bloccare la produzione; praticare presidi di denuncia contro persone, narrazioni e comportamenti violente, svilenti e dannose per le donne (reparti a alta densità di obiettori di coscienza, luoghi di lavoro, testate giornalistiche, …) sul modello dell’escrache argentino.

Per consentire anche a chi non può scioperare in altro modo, rilanciamo cortei o manifestazioni, diurne o serali, in tutte le città per riprenderci la notte e lo spazio pubblico, per fare marea e conquistare visibilità pubblica e protagonismo in ogni città.

Non Una Di Meno – Roma

I LOVE XM24

Una giornata diffusa di iniziative, in ogni luogo e in ogni modo. Tutto in un solo giorno.

A fronte di un progetto politico con cui l’amministrazione sta mettendo le mani sulla città e contro una ormai palese idea-modello di città e la desertificazione sociale che ne deriverebbe, vogliamo segnare la rotta verso un immaginario collettivo diverso: costruire insieme un’alternativa a questo deserto, partendo da quelle che sono le nostre pratiche di autogestione.
 
4 Marzo: la giornata è comune, il luogo è ovunque.
 
XM24, Campi Aperti, Associazione 20pietre, Cittadin*, Asia-Usb, Lazzaretto, Labas, TPO, il Tribolo, Universo Lab, NoBorders, Arte Migrante, Hobo, Le Lavoratrici della Biblioteca Italiana delle Donne, Vag61, Comitato Bolognese Scuola e Costituzione, Coro “R’esistente” dei bimbi di via del Pratello, Connessioni Precarie, Eat The Rich, SPM Ivan Illich, ITR, Mujeres Libres, Precar*, S.I.M., Cantieri Meticci, Smaschieramenti, Coordinamento Migranti, Marakatimba, Palestre e Sport Popolari, Circolo Iqbal Masih, Associazione Oltre, Camere d’aria, Lavoratrici e Lavoratori, SocialLog, Comitato No Passante di mezzo, Le Fucine Vulcaniche, Associazione RitmoLento, Concibo’, Ass. Sindacale Pugno Chiuso, Lavoro Insubordinato, Assemblea Lavoratori Biblioteca Lame, Noi Restiamo, Exarchia, Associazione Antigone Emilia-Romagna, Circolo Anarchico Berneri, e molt* altr* ..
Tutte le info: 
 
 
 
 

Nasce a Bologna il primo emporio autogestito e solidale in Italia!

Il sistema alimentare crea la povertà proprio mentre favorisce l’abbondanza di cibo; alleva fame e malattie 
tramite i suoi meccanismi di produzione e distribuzione. Ed è stato plasmato in gran parte dal terrore che gli 
operai e i contadini potessero balzare fuori dalla loro condizione, che esigessero l’uguaglianza. 
Il sistema è stato progettato in modo da risucchiare benessere dalle campagne, con giusto quel minimo di 
redistribuzione per tener buona la gente. Però l’unica forza capace di cambiare il mondo è sempre stata la gente 
che si solleva in massa per l’uguaglianza. 

                                            (Raj Patel, I padroni del cibo)

Un’economia basata sull’assunzione di responsabilità collettive comuni piuttosto che sull’interesse privato, 
se favorirà sensibilità adeguate, riuscirà ad acquistare una sua egemonia. 

(Murray Bookchin, Economia di mercato o economia morale? In The Modern crisis)

Sovranità alimentare è il diritto dei popoli ad alimenti nutritivi e culturalmente adeguati, accessibili, 
prodotti in forma sostenibile ed ecologica, è il diritto di poter decidere il proprio sistema alimentare e produttivo. Questo pone coloro che producono, distribuiscono e consumano alimenti nel cuore dei sistemi e delle politiche alimentari e al di sopra delle esigenze dei mercati e delle imprese 

Movimento internazionale di contadini Via Campesina, 1996

Come Alchemilla GAS (il principale Gruppo di Acquisto Solidale di Bologna) e Campi Aperti (Associazione di produttori biologici e contadini del territorio) abbiamo lanciato un nuovo progetto di consumo critico e solidale a Bologna, ispirandoci ad un’idea di autogestione, socialità e cooperazione che riteniamo capace di coinvolgere ampie fasce di cittadine/i nella ricerca di uno stile di vita e di consumo più sano, sostenibile e solidale e meno dipendente dai grandi attori economici, come le catene di supermercati che – direttamente o indirettamente – governano l’economia globale e indirizzano le scelte individuali tanto di chi acquista, quanto di chi produce.

Un progetto innovativo per le modalità organizzative di tipo partecipativo; incisivo per la semplicità e replicabilità del modello; inclusivo per la capacità di coinvolgere ampie fasce di cittadine/i.

Cosa succede oggi

A Bologna esiste un significativo numero di persone che provvede ai propri acquisti di alimenti e prodotti di uso comune anche tramite acquisti collettivi e mercati o botteghe a filiera corta. Tuttavia, per  ragioni di prezzo e varietà dei prodotti, nonché per comodità o abitudini d’acquisto, la quota di spesa familiare coperta da questi canali di acquisto è spesso modesta. Ci sono poi molte altre persone che non riescono ad accedere a queste pratiche per mancanza di informazione e/o poca disponibilità economica. Siamo convinti che accrescere il numero di cittadine/i che usufruiscono di queste modalità di acquisto sia un importante obiettivo per sostenere e rafforzare l’economia locale, la salute dei cittadini e la vivibilità della città e delle aree rurali.

Il risultato di decenni di politica economica liberista, votata alla sola ricerca della crescita è sotto gli occhi di tutti: una società sempre più divisa e caratterizzata dall’aumento delle diseguaglianze e della disgregazione sociale, che incentiva nei cittadini atteggiamenti egoisti e passivi, anziché stimolare la solidarietà e la collaborazione. E la percezione diffusa è che non ci siano alternative possibili.

Le grandi catene di supermercati – che gestiscono complessivamente l’80% degli acquisti delle famiglie italiane – governano il mercato della distribuzione, stimolano modelli di consumo dannosi per la salute e impongono ai produttori agricoli modalità di produzione standardizzate e costi di produzione sempre più bassi, contribuendo al diffondersi di sfruttamento e caporalato in molte zone d’Italia e in un numero crescente di filiere agricole, anche di eccellenza: pomodoro (Puglia, Basilicata e Campania); agrumi (Calabria e Sicilia); uva (Puglia, Piemonte e Lombardia); frutta (Puglia, Piemonte ed Emilia-Romagna); bestiame (Lazio, Campania e Sardegna), ecc. 

            Cosa vogliamo fare domani

Le scelte riguardanti la produzione e la distribuzione dei beni definiscono territori e rapporti sociali. Se una comunità locale si pone in condizione di scegliere in maniera democratica circa la produzione e la distribuzione del cibo e degli altri beni di consumo quotidiano, allora potrà scegliere come deve essere gestito il territorio che abita, come devono essere utilizzate le risorse comuni e come devono essere i rapporti tra tutte le lavoratrici e i lavoratori che partecipano in questo processo. Questo è il nostro progetto, che si affianca agli altri che si muovono da anni in questa direzione nel territorio che abitiamo. È un progetto di riappropriazione da parte della comunità locale del diritto di compiere le scelte fondamentali per il proprio quotidiano e per la sopravvivenza del pianeta.

Per invertire la rotta e virare verso un nuovo modello socio-economico, occorre partire da ciò che possiamo decidere direttamente e dalla nostra capacità di fare e di creare alleanze tra i diversi soggetti che – in ogni punto della catena economia – subiscono le conseguenze di un’economia perversa.

Il passo che vogliamo compiere, per il quale stiamo lavorando intensamente da alcuni mesi, è realizzare a Bologna un nostro nodo distributivo locale, nella forma di un emporio cooperativo, partecipativo e solidale, ispirato al modello esistente da molto tempo negli Stati Uniti (primo fra tutti“Park Slope Food Coop” di Brooklyn) e più recentemente approdato in Europa (in Francia e Belgio, primi esempi La Louve a Parigi e BEES a Bruxelles). Un emporio che distribuirà prodotti alimentari di qualità e a prezzi contenuti, grazie alla gestione cooperativa a ciclo chiuso, nella quale ciascun socio è allo stesso tempo cliente, lavoratore e proprietario.

Ci proponiamo dunque di creare una struttura cooperativa, ispirata ai principi di autodeterminazione alimentare, sostenibilità, mutualismo e partecipazione che sia:

  • aperta all’adesione di tutti i cittadini e le cittadine e gestita collettivamente, grazie alla partecipazione economica e lavorativa dei soci, tutti ugualmente tenuti a contribuire alla cooperativa con un investimento in tempo, progettualità e partecipazione
  • finalizzata alla distribuzione, esclusivamente nei confronti dei soci, di una gamma di prodotti alimentari e di uso comune, il più possibile ampia ed esauriente, con preferenza per il rapporto diretto con il produttore; le produzioni biologiche ed eco-sostenibili; i prodotti locali; le filiere partecipate; lo sfuso di qualità; i progetti volti a ridurre le diseguaglianze economiche ed implementare i diritti dei lavoratori;
  • promotrice di patti di collaborazione con i produttori volti alla pianificazione produttiva, al contenimento dei costi di produzione, al prefinanziamento delle produzioni;
  • promotrice di attività culturali, formative e divulgative rivolte a tutta la città e di pratiche di scambio e mutualità, volte al sostegno alle persone in situazione di difficoltà economica o sociale.

  **  Il pieghevole di Camilla! Da diffondere

Altri documenti utili:

*** Alcune domande frequenti *** 

Cos’è Camilla?

  • Camilla è un progetto di emporio autogestito e solidale proposto da Alchemilla GAS e CampiAperti – Associazione per la Sovranità Alimentare.

Cos’è un emporio autogestito e solidale?

  • Si tratta di un punto di approvvigionamento di prodotti di elevata qualità (alimenti biologici, filiere locali, prodotti equo-solidali, sfuso di qualità, cosmesi e detergenti naturali) organizzato in forma cooperativa. E’ autogestito perché tutti i soci della cooperativa dedicheranno una quota del loro tempo alla gestione dell’emporio ed è solidale perché grazie alla collaborazione di tutti i soci, le spese di gestione dell’emporio saranno ridotte al minimo e di conseguenza anche i prezzi di vendita saranno ridotti e il più possibile alla portata di tutte le tasche.

Cosa ci spinge a proporlo?

  • La lunga esperienza nei Gruppi di Acquisto Solidale e la presenza a Bologna di una solida rete di mercati contadini biologici promossi dall’associazione CampiAperti ci ha consentito di ragionare concretamente sul problema della distribuzione commerciale e ipotizzare una soluzione al problema a partire dalla collaborazione tra soggetti ugualmente schiacciati dal sistema economico: da un lato i consumatori, che vedono progressivamente ridursi il loro potere di acquisto e le possibilità di scelta nei consumi e all’altro i produttori (agricoli, ma non solo), che trovano nella vendita diretta la sola possibilità di sottrarsi al ricatto della Grande Distribuzione Organizzata e salvaguardare così il loro reddito.

Non bastava il GAS?

  • I Gruppi di Acquisto Solidale sono stati un importantissimo strumento di sperimentazione di democrazia economica che ha insegnato a risolvere i problemi spostando il punto di vista dall’interesse soggettivo all’interesse comune. Incrociando le rispettive debolezze, i consumatori e i produttori che si sono riconosciuti nel comune interesse alla salute propria e del pianeta, hanno gettato i semi di una nuova economia. Il progetto di emporio autogestito e solidale è un passo ulteriore, che consente di allargare l’esperienza del consumo critico, coinvolgendo molte più persone.

Che differenza c’è tra un emporio autogestito e solidale e un supermercato?

  • L’emporio autogestito e solidale non ha finalità di lucro e mira al bene comune della comunità che lo sostiene. Grazie alla sua organizzazione interna e al rapporto diretto con i produttori – che sostiene con patti di collaborazione – offre ai soci la possibilità di nutrirsi di buon cibo a buon prezzo e, nel contempo, garantisce ai contadini e agli altri fornitori un degno compenso del loro lavoro. Al contrario, il supermercato persegue una finalità di profitto e offre prodotti a basso prezzo grazie alla sua posizione di potere nella filiera, che consente ad esso di imporre ai produttori compensi sempre più bassi. Per molti decenni, i consumatori sono stati indotti ad inseguire il prezzo basso, come se i costi di produzione fossero comprimibili all’infinito. Ora sappiamo che questo era un inganno e il prezzo si paga sempre e comunque. Ciò che non paghiamo oggi in merce, lo pagheremo poi (noi o altri) in minor salute, minori salari, minore occupazione, minore salubrità dell’ambiente, ecc.

Che ruolo hanno i soci?

  • Il ruolo dei soci sarà determinante in tutti gli aspetti della vita della cooperativa. I soci saranno i soli proprietari dell’emporio, ne guideranno le scelte e lo gestiranno in tutti gli aspetti. Un piccolo numero di dipendenti (anch’essi soci) sarà impegnato a tempo pieno per dare continuità all’attività di gestione che i soci svolgeranno a rotazione, con un impegno limitato a 3 ore al mese ciascuno.

Ma davvero può funzionare?

  • L’idea riprende l’esempio ultraquarantennale della Park Slope Food Coop, nata a New York nel 1973 che oggi conta oltre 16.000 soci. Da qualche anno, in Europa, sono sorte decine di nuove esperienze che si rifanno a quel modello, come La Louve di Parigi e – più vicina a noi per conoscenza diretta – la Bees Coop di Bruxelles che hanno confermato la sostenibilità del modello.

 

Mutualismo con Bologna al bivio – Mercoledì 6 Aprile a Venti Pietre

Mercoledì 6 aprile 2016, ore 19.30

ArvaiaSpazio Autogestito Venti Pietre, Via Marzabotto 2, Bologna

Mutualismo

Alle 19.30, aperitivo mutualistico per l’autofinanziamento del seminario “Verifica dei poteri”

Alle 21.00, dibattito con la partecipazione di:
Carlo De Maria, Direttore Istituto per la Storia della Resistenza di Forlì-Cesena
Wolf Bukowski, blogger
Alberto Veronesi, Cooperativa Arvaia e “CampiAperti”
Giovanni Notarangelo, Gruppo di acquisto solidale Alchemilla
Maria Di Cecco, Venti Pietre
– un rappresentante di Làbas
– un rappresentante di Social Log Bologna

Ingresso libero

Anche a Bologna, come in molti altri luoghi in Italia e in Europa, stanno nascendo nuove forme di mutualismo. Possono rappresentare una pratica politica in grado di dare origine a nuove forme di cittadinanza? Qual è il loro rapporto con la rivendicazione politica e il conflitto sociale? E quale con le forme storiche del mutualismo? Questi e altri interrogativi saranno affrontati prendendo spunto da un libro, come consuetudine del nostro seminario. Abbiamo scelto Ieri e domani (Edizioni dell’asino) di Pino Ferraris. Sociologo, autore di studi di sociologia del lavoro e di storia del movimento operaio, dirigente politico e sindacale negli anni ‘50 e ‘60, Ferraris – prima della sua prematura scomparsa – aveva raccolto in questo volume alcuni saggi che affrontano molti temi cruciali: rappresentanza degli interessi e orientamento ai valori, ambiti di vita e di lavoro, autonomie confederate e centralizzazione amministrata, statalismo e “far da sé solidale”, azione sindacale e lotta politica: dilemmi di una storia complessa troppe volte semplificata e mistificata dentro schemi ideologici. Non rimozione o nostalgia del passato, ma rifiuto della “ideologia del presente” collegando lo sguardo libero e critico sul passato all’invenzione del futuro.

Sesto e penultimo incontro del ciclo “Verifica dei poteri. Analisi e intervento sociale”, che si concluderà martedì 10 maggio 2016 con “Cos’è un radicale”.

Info: bolognaalbivio@gmail.com

 

#NoTrivelle – Il 17 Aprile votiamo sì al mare e no al petrolio!

Domenica 17 Aprile 2016 dalle 7 alle 23 si vota!

per un quesito referendario riguardante le trivellazioni a scopo di estrazione petrolifera in mare entro 12 miglia dalle coste, a seguito delle delibere di alcuni consigli regionali in merito (per la cronaca, la regione Emilia-Romagna ha scelto di non farlo…).
Sono interessate le esplorazioni ed estrazioni di petrolio e gas già in essere nelle regioni Veneto, Emilia-Romagna, Marche, Abruzzo, Puglia, Calabria e Sicilia.

Questo messaggio è evidentemente partigiano ed invita a VOTARE SI’ (per dire NO alle trivellazioni), ma nel seguito trovate materiale utile perchè ci si possa fare un’idea obiettiva e soprattutto si possa divulgare al massimo la notizia: occorre il 50% + 1 degli aventi diritto perchè la consultazione sia valida.

Votando SI’ si cancella la norma per cui oggi le autorizzazioni entro le 12 miglia restano in essere finchè c’è materia prima da estrarre, ma soprattutto si manda un segnale al governo circa l’urgenza di gestire le politiche energetiche abbandonando finalmente la strada impercorribile e insensata della ricerca petrolifera, come hanno già chiesto decine di migliaia di cittadine/i in tante manifestazioni organizzate dai comitati‪#‎NoTriv‬ in giro per l’Italia.

E’ di questi giorni la notizia della presenza di sostanze inquinanti – idrocarburi e metalli pesanti – nelle acque in prossimità delle piattaforme di estrazione esistenti in Adriatico, in concentrazione oltre i limiti consentiti, a seguito dei risultati dei rilievi eseguiti dal Ministero dell’Ambiente tra il 2012 e il 2014: http://www.repubblica.it/…/2016/03/03/news/greenpeace-1346…/

Altri quesiti sono ancora all’esame della corte costituzionale per un conflitto di attribuzione tra Stato e Regioni, dunque potrebbero aggiungersi all’unico quesito già ufficialmente approvato.

FAQ su referendum – GREENPEACE : http://www.greenpeace.org/…/partec…/referendum-trivelle/faq/

Sito coordinamento nazionale comitati No-Triv : http://www.notriv.com/ – Pagina Facebook

Maria Rita d’Orsogna – Fisica e docente all’Università statale della California : http://comune-info.net/…/03/referendum-eni-no-triv-petrolio/ ehttp://dorsogna.blogspot.it/

Gianni Silvestrini: Ingegnere, esperto in gestione dell’energia :http://www.qualenergia.it/…/20160303-politica-energetica-re…
Scrive Silvestrini “Il fatto che la questione energetico-ambientale non sia tra le priorità del governo è sconfortante. Specialmente alla luce delle mosse che importanti paesi – come Usa, Germania e Cina – stanno avviando dopo Parigi. E, soprattutto, considerato l’impatto che avrebbero per il sistema Italia molte delle possibili misure intelligenti”

Puntata di presa diretta del febbraio 2015. Al minuto 8 inizia un’inchiesta sulle estrazioni in atto da vent’anni in terraferma in Basilicata (con effetti negativi sulla salute e pochissimi positivi sull’occupazione), utile anche a capire la posizione (di sordità ed ignoranza) del governo in materia.
http://www.rai.tv/…/ContentItem-63cd53c1-7b8e-4042-ba4c-b45…

Leonardo Maugeri, uno dei massimi esperti a livello mondiale di gestione delle risorse petrolifere (già dirigente ENI), più di un anno fa (e con il prezzo del petrolio non ancora così basso) scriveva questo:

“Partiamo dal dire che, comunque si mettano le cose, l’Italia ha una dotazione molto modesta di idrocarburi. Allo stato delle attuali conoscenze, le uniche riserve di una certa consistenza si trovano nell’Alto Adriatico (gas naturale) e Basilicata (petrolio). Per il resto parliamo di piccoli giacimenti che in nessun modo potrebbero contribuire a rendere l’Italia meno dipendente dal petrolio e dal gas importati” e ancora …”trivellare si o no ? In linea generale no, quando la trivellazione ha per oggetto formazioni dalle prospettive modeste o incerte e rischia di diventare una sorta di accanimento terapeutico contro il sottosuolo e l’ambiente. Certamente no, se le attività di esplorazione e sviluppo non seguono le migliori pratiche ambientali e sia possibile un costante ed effettivo monitoraggio pubblico” – Leggi tutto suhttp://24o.it/Rjie2v

Ordine agrumi SOS Rosarno – Consegna a “sono cavoli nostri!” – 20 Pietre (ex Aci) domenica 21 Febbraio pomeriggio

PRENOTATE QUI!

La prossima consegna di agrumi e altri prodotti delle reti solidali la facciamo Domenica 21 Febbraio, a 20 pietre, nuovo spazio che animeremo per un pomeriggio di festa e conoscenza dei tanti progetti che animano l’economia solidale, da nord a sud d’Italia e del mondo…!

un pomeriggio per conoscere, acquistare
e assaggiare un’economia diversa

volantino_20 pietre_21 febb 2016

1 5.00 > 1 9.00
Mercato CampiAperti
– prodotti agricoli biologici del mercato contadino di CampiAperti
– bevande e cibi dei vignaioli, birrai, fornai di CampiAperti

1 5.00 > 1 7.00
Gruppo di Acquisto Solidale Alchemilla GAS
– agrumi a sfruttamento zero di SOS Rosarno nel piazzale
– consegna ordini e acquisto al dettaglio

1 7.00 > 1 9.00
Diamo risposte a tutte le nostre domande con…
VENTI PIETRE
Come organizzare una società di mutuo soccorso del XXI secolo?
CAMPIAPERTI
Come fare un mercato contadino di quartiere a Venti Pietre?
ALCHEMILLA GAS
Come fare la spesa con un Gruppo di Acquisto Solidale?
AMARANTO
Come portare le diverse agri-culture nell’università di Bologna?
SOS ROSARNO
Come produrre agrumi senza sfruttare i lavoratori?
TATAWELO
Come leggere la dignità nel fondo di una tazzina di caffè?
p a r t e c i p a n o
: : Domenico Perrotta dell’Università di Bergamo
: : Giuseppe Pugliese, associazione SOS Rosarno e Coop. Mani e terra
: : Dulce Maria Chan Cab presidente Associazione Tatawelo

al termine dell’incontro
aperitivo solidale e messicano

 

Aderiamo alla manifestazione “Prima i poveri! Basta sgomberi e sfratti!” – Sabato 24 Ottobre a Bologna

23/10/2015

Alchemilla GAS – Gruppo di Acquisto Solidale di Bologna e provincia – aderisce alla manifestazione “Prima i poveri! Basta sgomberi e sfratti!” che si terrà sabato 24 ottobre, con appuntamento alle ore 15.30 in via Fioravanti 27, davanti all’ex Telecom ed invita consumatrici e consumatori critici, i produttori della rete dell’economia solidale e tutti i cittadini a partecipare.

Esprimiamo solidarietà e vicinanza alle centinaia di persone cacciate brutalmente dalla propria abitazione al termine di un’operazione di polizia realizzata con un dispiegamento di forze degno di ben altre imprese.
Quasi trecento persone tra donne, uomini, bambini e ragazzi avevano trovato nella sede dismessa della Telecom un’abitazione d’emergenza, ma dignitosa.
Un alloggio abusivo, perchè occupato senza il consenso della proprietà, ma non un bene sottratto ad esigenze altrui. Una casa meno comoda di quella che avrebbero desiderato, ma più desiderabile della strada sulla quale lo Stato, armi in pugno, intendeva ricacciarli.
In quella grande casa comune aveva trovato accoglienza anche chi la casa ce l’ha: per una festa, un’iniziativa politica, un evento. Anche noi di Alchemilla GAS avevamo sperimentato quell’accoglienza, in occasione dei nostri acquisti collettivi di arance dalla rete dei produttori di SOS Rosarno, dandoci la possibilità di osservare da dentro un esperimento concreto di comunità e socialità. 
Per oltre un decennio quell’immobile era stato dimenticato dai proprietari e uno spicchio di città era stato sottratto ai cittadini senza che ciò suscitasse le preoccupazioni di alcuna istituzione. Ma è bastato qualche mese di riuso sociale del bene per riaccendere la memoria dei proprietari distratti e sollecitare l’attenzione delle istituzioni. Non per rispondere ai bisogni delle persone senza casa, o per sanzionare il disinteresse dei proprietari, ma per sancire il diritto allo sperpero delle risorse e il predominio del denaro sulla dignità delle persone.
Una tale ribaltamento di valori suscitano la nostra rabbia e indignazione.
Per questo parteciperemo alla manifestazione di domani e invitiamo tutte e tutti ad esserci con noi e con chi crede che un altro modello di città e di società possa esistere. 
E’ ora di esserci e dimostrare che siamo in tante/i a desiderarlo!