Il dibattito sulla Fraternità

Come saprete il dibattito sulla Cooperativa Sociale “La Fraternità” e più in generale sulla Comunità Giovanni XXIII nelle ultime settimane ha tenuto banco in molti ambienti cittadini.

Dopo la nostra decisione di interrompere la collaborazione in essere, avvenuta dopo un confronto con i diretti interessati della Cooperativa La Fraternità e della Comunità Giovanni XXIII e la loro risposta, abbiamo ricevuto alcune mail, che ora pubblichiamo qui.

Abbiamo deciso di non utilizzare lo strumento della mailing-list per non snaturarne la funzione che fino ad oggi ha avuto, di veicolare un numero ragionevole di mail, di argomenti vicini alle nostre attività più pratiche: gli ordini, gli eventi o altre situazioni particolari (donazioni, notizie legate ai mondi che seguiamo da vicino).

L’approccio che abbiamo seguito nella vicenda è stato di apertura ed ascolto. Abbiamo infatti proposto noi alla Cooperativa sociale La Fraternità di incontrarci per trattare il tema, consci della difficoltà di trovare punti comuni, ma motivati a condividere un problema e cercare se possibile delle soluzioni insieme, come si addice ai migliori rapporti di stima e rispetto reciproco, cosa che ha contraddistinto le nostre relazioni in questo anno e più di collaborazione.

Così a fine Luglio ci siamo incontrati: eravamo 25 persone compresi noi e i massimi rappresentanti regionali della Comunità Papà Giovanni XXIII, lasciandoci in piena serenità e rispetto dopo 3 ore serrate di confronto e aspettando una loro decisione sulla prosecuzione o meno delle preghiere dinanzi l’ospedale.

Gli eventi poi hanno portato La Fraternità a dichiarare a metà Settembre la volontà di proseguire la preghiera dinanzi gli ospedali nei giorni di Interruzione Volontaria di Gravidanza, cosa questa che ha provocato in noi e molti dei nostri partecipanti un forte disagio e che ci ha mostrato la mancata volontà di valutare un passo indietro da parte dei nostri interlocutori.

Trovate pubblicati già 3 post di commento: la lettera della Giovanni XXIII di prosecuzione delle preghiere, la lettera di Alchemilla sull’interruzione della collaborazione, e proprio la raccolta di mail ricevute.

VI INVITIAMO A POSTARE QUI EVENTUALI VOSTRI ULTERIORI COMMENTI.

16 risposte a “Il dibattito sulla Fraternità”

  1. POSTIAMO NUOVO COMMENTO DI ALBERTO E DONATA IN RISPOSTA ALL’ULTIMA DI GERMANA E CARLO…

    Avevamo creduto che fosse possibile una mediazione sull’argomento della fraternità, ma dall’ultimo blog ci sembra che l’unico epilogo della vicenda sia quello di mettere una pietra sopra decretando l’esclusione dei prodotti della fraternità dagli acquisti.

    E’interessante riflettere sulla frase “ In tanti ci stanno
    rimproverando di non averlo già fatto, accomunandovi alla destra religiosa
    oltranziasta americana, alle sentinelle, a casa Pound.”

    Ci sembra che sia una motivazione debole e insufficiente escludere la fraternità perché altrimenti …..gli altri ci rimproverano di…. Le parole “destra religiosa oltranzista americana, sentinelle, casa pound” sono sproporzionate , frutto di un linguaggio e di un ideologia tipica del secolo scorso e dei suoi grandi conflitti, sono il linguaggio degli slogan, funzionali a etichettare e stigmatizzare gli individui per ghettizzarli, isolarli e abbandonarli in attesa che si auto estinguano.

    Sinceramente davanti a questo tipo di approccio verbale e di retro pensiero ci vogliamo distanziare e distinguere, esprimendo un nostro pensiero: che non considera la preghiera davanti all’ospedale il motivo per un così profondo accanimento contro la fraternità. Crediamo che non si possano mettere a tacere questioni di questo tipo mettendo il bavaglio davanti alla bocca alla gente, tantomeno colpendo una comunità che si occupa di ultimi, ultimi che non piacciono a nessuno, che molti considerano solo con senso di pietà e di sufficienza ma che invece possono rialzarsi possono ritrovare un posto nelle nostre città, possono trovare voce e quindi senso. Si in fondo è troppo facile escludere chi è già escluso. Per questo motivo non ci sentiamo rappresentati in questa vostra decisione e tanto meno appartenenti.

    Grazie per gli aspetti belli che abbiamo potuto trovare assieme a voi , Buon proseguimento.

    Alberto e Donata

  2. Lettera di risposta ad Andrea Mazzi e alla cooperativa la Fraternità

    Noi scriventi facciamo parte della cultura che considera sacro il diritto
    delle donne di decidere se interrompere la gravidanza. Per questo per noi
    un feto diventa bambino nel momento in cui una donna decide di portare
    avanti una gravidanza. Consideriamo le donne “soggetti” e non “oggetti” di
    una gravidanza, e quindi le uniche ad avere diritto a decidere su di essa.
    Quando parliamo di “diritto sacro” intendiamo proprio una questione
    particolarmente preziosa, delicata e profonda.
    Sappiamo bene che la tua e la nostra visione del mondo sono in opposizione e
    per certi versi incompatibili. Sappiamo bene, essendo persone ragionevoli,
    che non possiamo pensare di convertirci l’un l’altro adesso, in questo
    contesto.
    Quello su cui vogliamo puntare l’attenzione non è il confronto, epocale, tra
    due visioni del mondo.
    E’ molto più semplicemente la questione della la vostra preghiera davanti al
    Sant’Orsola.
    Questa pratica è da moltissime persone considerata una provocazione:
    una provocazione verso le donne che consapevolmente vanno ad abortire una
    provocazione verso i pochissimi medici e infermieri che praticano l’aborto e
    che tutelano, attraverso il loro lavoro, quel “diritto sacro”.
    Una provocazione tale che ha fatto votare alla grande maggioranza di
    CampiAperti un comunicato di condanna per quello che fate. Non solo, molte
    persone che frequentano i mercati hanno iniziato a boicottarvi e i centri
    sociali di bologna stanno organizzando una contestazione dura verso il banco
    della Fraternità.
    E’ considerata una provocazione anche da buona parte del mondo dell’economia
    solidale e da molti cattolici con cui ci siamo confrontati in questo
    difficile periodo.

    Non vogliamo affrontare ora le motivazioni per cui la vostra protesta
    davanti al Sant’Orsola è considerata una provocazione. Vorremmo chiarire che
    per noi non è un problema la preghiera e non lo sono neanche le vostre
    convinzioni, è un problema il fatto che da parte vostra non ci sia il
    rispetto per un luogo, l’ospedale, che come altri luoghi (ad esempio le
    scuole) andrebbe rispettato come luogo laico. In una società che sempre più
    si deve preparare alla convivenza tra persone che non condividono visioni
    omogenee del mondo il rispetto della laicità di alcuni luoghi è una premessa
    fondamentale per il dialogo e la convivenza civile. Tutti sappiamo cosa
    pensano i cattolici sull’aborto, e quindi che nelle vostre chiese si preghi
    per questo è comprensibile. Tutti apprezziamo chi lavora per dare una scelta
    alle donne, perchè la maternità sia sempre una scelta possibile. Vi
    chiediamo però, insieme a tanti altri, di abbandonare la pratica della
    preghiera davanti all’ospedale.
    In tanti dentro e fuori CampiAperti ci stanno chiedendo di mandare fuori
    subito dai mercati il banco della Fraternità. In tanti ci stanno
    rimproverando di non averlo già fatto, accomunandovi alla destra religiosa
    oltranziasta americana, alle sentinelle, a casa Pound.

    Campiaperti tiene ad Andrea e Michele, tiene ai campi coltivati bene, e
    tiene a fare le cose ragionando e confrontandosi con tutti.
    Ora vi chiediamo di non liquidare questa insofferenza rispetto alla vostra
    manifestazione settimanale come puro frutto dell’ideologia, quindi
    superficiale e approssimativa.
    Vi chiediamo di interrompere quella preghiera in quel luogo al fine di
    tentare di ricomporre una crepa che rischia di diventare una lacerazione
    permanente.
    Germana e Carlo

  3. Ciao.

    Avremmo voluto restare fuori da questo dibattito perchè la mail (o il blog) non crediamo siano il luogo corretto per affrontare questo discorso. Ci dispiace non esserci oggi all’incontro. Saremmo venuti volentieri ma abbiamo la cresima di un caro amico.

    Il nostro pensiero è molto semplice e proviamo a condividervelo in due righe: chi di noi non si batte come un leone di fornte al sopruso ed alle ingiustiuzie? Chi di noi non si leva sdegnato e con vigore di fronte alla negazione della vita di ogni essere vivente? Beh, la Papa Giovanni va ben oltre. Non si leva “contro”, bensì a favore della vita del bambino e della dignità della mamma (la preghiera, per definizione, non è mai contro bensì a favore!). Concede ad entrambe le vite lo stesso valore. Chi si appella alla 194 per dire che c’è il diritto all’aborto sembra ammettere che legge vuol dire giustizia. Invece noi degli acquisti critici e dei centri sociali sappiamo bene come questo binomio (legge-giustizia) spesso sia lontano dalla verità!

    La Papa Giovanni crede nella vita dell’embrione. Vogliamo negarle questo diritto? Anche la scienza non sa spiegare perchè il giorno prima un embrione si può uccidere ed il giorno dopo no (e non appelliamoci a differenze di sviluppo… tutta la vita è un continuo sviluppo!).
    La Papa Giovanni lotta per la dignità della donna. Di fianco alla donna ed assieme alla donna ogni giorno.
    La Papa Giovanni non è contro nessuno.

    Il GAS si che è contro qualcuno se esclude la Papa Giovanni. Si, perchè esclude la papa Giovanni che lotta per un diritto per il quale tutti lottiamo (la vita!). Si, perchè esclude anche noi e la nostra famiglia che crediamo nella sacralità della vita della donna e del bambino e quindi nella preghiera della Papa Giovanni. Si, perchè esclude tutti i cattolici che lottano per la vita e credono nella vita dell’embrione.

    Per favore, se vi capita una mattina passate davanti al S. Orsola da v. Massarenti. Guardate quel gruppetto di persone sulla strada che prega dalle 7 alle 7,30 mostrando due cartelli, uno con la Madonna in cinta e l’altro con il numero verde del Sevizio per la vita. Guardate se davvero sia azione violenta o di ostruzione. Io non ho visto o percepito violenza, non ho visto cartelli minatori o lesivi della dignità e del diritto. Si dice che sia una violenza nei confronti delle donne che vanno ad abortire. Avete parlato con delle mamme che si sono sentite violentate? E’ un reale problema?

    Anche se in ritardo, vi chiediamo di lavorare sui punti comuni e non sulle differenze. Noi poco abbiamo a che spartire con molte realtà dei GAS, ma non abbiamo mai pensato di chiamarcene fuori. Puntiamo su ciò che ci accomuna. Ora ci sentiamo cacciati fuori dal GAS. Ci piace comunque credere e sperare ancora nella inclusività e non nella esclusività.

    Grazie a tutti e comunque vada buon cammino!

    Giuseppe e Cristina

  4. Dopo aver letto i diversi interventi del blog, abbiamo sentito il bisogno di informarci meglio rispetto alle modalità in cui viene svolta la preghiera davanti alla clinica ginecologica del S. Orsola. Così abbiamo contattato direttamente la comunità Papa Giovanni che ci ha spiegato che la loro preghiera, ora, contrariamente a quanto si è divulgato, viene svolta da un piccolo gruppetto di persone ( tre, quattro), fuori dall’entrata dell’ospedale e consiste in una “recita del rosario” a bassa voce, senza riferimenti specifici all’aborto, senza alcun tentativo di contatto personale con le donne che entrano, né tantomeno alcun tipo di “pressione psicologica”.
    Così, a questo proposito, vorremmo esprimere qualche altra nostra considerazione.
    Noi non riteniamo che questa modalità possa definirsi “violenta”né coercitiva nei confronti delle donne, ma un atto di autodeterminazione come quello di chi desidera praticare un IVG.
    Se chiediamo il rispetto della libertà di pensiero e di azione delle donne, dovremmo volerlo ugualmente anche per chi è lì e decide di pregare.
    Se ci aspettiamo che venga rispettata una nostra scelta, anche se non condivisa, dovremmo a nostra volta rispettare la scelta altrui nonostante con essa non ci riconosciamo.
    Se pensiamo di non poter permettere a nessuno di impedire la realizzazione di un progetto in cui crediamo, non possiamo altresì pensare di poter chiedere a chichessìa di “interrompere” una pratica in cui crede.
    Se crediamo urgente e doveroso sostenere quella parte di società che ha scelto di lavorare con determinazione e coraggio a fianco degli svantaggiati e degli emarginati, non avremmo dovuto escludere la Comunità Papa Giovanni dai nostri acquisti e dai nostri mercati!
    Diversamente non rischiamo anche noi di stare dalla parte del pregiudizio, dell’incongruenza e dell’ideologia?
    Abbiamo condiviso per anni il vissuto di donne in situazione di disagio e anche con chi, tra loro, ha dovuto porsi di fronte al dramma di un aborto: quanta sofferenza in loro, quanta paura, quanti condizionamenti causati dalle pressioni dei loro partners o dal tessuto famigliare-sociale intorno… Sono davvero così libere di scegliere da sole?
    La comunità Papa Giovanni da anni è attiva in molti settori del sociale e si, è una “potenza”, come qualcuno tra noi ha detto … ma una “potenza di bene” per quella parte di umanità in cui nessuno di noi vorrebbe ritrovarsi! Certo ha un suo stile ed un suo pensiero … ma questo è un male?
    Noi crediamo più vantaggioso, per il bene comune, optare per cercare sempre e al di là di tutto, ciò che ci unisce rispetto a ciò che ci divide, perché di “innalzare altri muri” la nostra amata terra non ne ha bisogno!
    Per questo, pur rispettando il pensiero di ciascuno di voi e apprezzando le tante iniziative positive e costruttive che Alchemilla persegue, sentiamo di dover rispettare prima di tutto la nostra coscienza, e perciò riprenderemo gli acquisti alla Fraternità, in segno di solidarietà, sperando per Alchemilla, in un’apertura più grande e in una più disinteressata accoglienza della “diversità”.
    Donata e Alberto

  5. La dignità umana che La Fraternità intende difendere sembra che in quella umanità non consideri anche le donne, che del proprio corpo, della propria vita, e anche di quella che vogliono interrompere (sì, hanno la facoltà di farlo legalmente), decidono in autonomia. Se vogliono pregare sono liberi di farlo. Le preghiere funzionano anche a distanza, se uno ci crede. Non è impicciandosi delle vite private altrui o volendo suscitare sensi di colpa che si sta vicino alle donne.
    L’economia è legata agli altri ambiti della vita. Non si ragiona per compartimenti stagni. Io non acquisto più da un pizzaiolo perché ha delle idee retrograde sul ruolo delle donne e non acquisto più da La Fraternità perché usa modalità violente per esprimere il proprio pensiero. Le leggi dell’economia e dell’etica mi portano ad esprimere così il mio dissenso verso il loro operato. Siccome c’è stato anche un confronto e siccome questa è la loro decisione, se gli mancano degli acquirenti, le persone che lavorano con/per loro dovranno chiedere ragione ai responsabili, che sono gli unici responsabili, avendo scelto di proseguire con le preghiere davanti all’ospedale.

  6. Leggo con il magone tutto ciò.
    Io non ho praticato un IVG, ma ho subito un raschiamento perchè non è potuta andare avanti la gravidanza tanto attesa.
    La violenza è stata essere in camera per 2 gg con quelle donne che invece hanno scelto di interromperla.
    Non le critico, non le giudico, ma in quel momento avrei voluto urlarli: “aspettate, non fatelo datelo a me o a chi soffre per non poter aver figli! Ne conosco tanti..”.
    Ho dovuto aspettare 2 gg in camera perchè la precedenza l’ha chi pratica un IVG piuttosto che un raschiamento e sinceramente non si sta bene.
    Purtroppo non ho incontrato la Papa Giovanni quel giorno, le loro preghiere mi sarebbero state utili.
    Credo che la scelta o la necessità non siano equiparabili, ognuno ha un momento difficile da seguire.
    Tutto qui.
    La preghiera non è mai violenta, no urla, non grida, è un diritto come lo è quello dell’aborto.
    Con questo non voglio ferire nessuna, solo dare la testimonianza di chi ha “vissuto”dall’altra parte.
    Grazie a tutti coloro che si sono confrontati in pace.

  7. Condiviamo in pieno la scelta fatta da Alchemilla.
    Riteniamo la pratica della preghiera svolta in quel luogo altamente sensibile (che contrariamente a quanto si dice a volte si configura anche con cartelli e con partecipanti abbastanza agitati e riottosi) una vera e propria violenza nei confronti di quelle donne che si ritrovano a fare una libera scelta molto sofferta. Sottolinenamo anche il fatto che la Papa Giovanni XXIII non ha mai mancato di esprimere pubblicamente e di fare pesare politicamente diverse posizioni da noi personalmente ritenute contrarie al nostro modo di intendere una società etica, inclusiva e solidale, in particolare contro gli omosessuali definiti in varie occasioni come persone deviate e malate. Sia chiaro che non mettiamo in discussione opinioni e/o fedi diverse, ma, a nostro parere esse possono essere accolte e valorizzate solo nel momento in cui accettano e legittimano ogni persona senza fomentare odio e discriminazione.
    Inoltre va considerato che l’associazione in questione non è certo una piccola realtà ma una potenza della cooperazione, diffusa in mezza italia e con solidi legami politici.
    Essendo noi stessi soci-lavoratori di una piccola cooperativa sociale capiamo anche il rischio di far pesare la situazione su operatori e utenti, ma crediamo che, proprio per tutelare i propri utenti, la Fraternità dovrebbe concentrarsi sul proprio lavoro evitando di sposare questo tipo di crociate e posizioni, e se lo fa se ne deve assumere in pieno le responsabilità.
    Purtroppo non siamo riusciti in passato e non riusciamo tutt’ora a partecipare attivamente all’organizzazione ed alle discussioni all’interno di Alchemilla, ma riteniamo molto positivo che, pur nelle difficoltà, si sviluppi una discussione di questo tipo che va ben oltre il caso specifico e interessa (e inevitabilmente interesserà) varie articolazioni del variegato mondo del consumo critico.

    Luca e Martina

  8. COMUNICATO DELL’ASSOCIAZIONE ARMONIE

    Care e cari del gruppo di acquisto Alchemilla

    abbiamo letto della vostra chiara presa di posizione nei confronti della Cooperativa Sociale Fraternità Papa Giovanni XXIII ed esprimiamo la nostra soddisfazione nel rilevare che i rapporti si sono conclusi, anche se comprendiamo e rispettiamo la non facilità della scelta presa, in considerazioni delle relazioni umane comunque esistenti.

    Rimane per noi fondamentale poter condividere spazi fisici e ideali con gruppi e persone singole dell’economia solidale (e non solo) in cui le differenze di genere e l’autodeterminazione sono valori e ricchezze condivisi da tutte e tutti : tale scelta permette anche a noi, donne di Armonie, di proseguire senza disagio o contraddizioni i percorsi e le collaborazioni insieme a voi.

    Un caro saluto

    LeArmonie
    Armonie Associazione di donne
    Via Emilia Levante 138 BOLOGNA

  9. Laura
    Scusa, ma per errore prima non avevo aggiunto la tua mail già arrivata sul tema. Ora l’ho fatto ed è visibile nel post sotto.

  10. Ho seguito nel silenzio tutto il dibattito e sono assolutamente concorde con questa decisione. Come “consumatore”, mi spiace abbandonare la Fraternità. Nel corso dei mesi ho instaurato un bel rapporto con Michele ed Andrea, erano il mio punto di riferimento per tantissimi prodotti e sono molto affezionata a loro. Come donna e come essere umano in genere, non ritengo questa pratica tollerabile. E’ pura violenza nei confronti di chi si trova ad dover affrontare un’IVG e mai potrei appoggiare e sostenere chi attua questo tipo di protesta.
    Grazie per avermi reso una consumatrice più consapevole, visto che ignoravo totalmente lo svolgersi di queste preghiere.

  11. Non condivido questa presa di posizione, anche se non condivido in altrettanto modo la forma di preghiera davanti all’ospedale. Perché non condivido il non rispetto per la diversità di pensiero se diversa da quella personale. Inoltre boicottare una onlus significa boicottare prima di tutti le persone che ci lavorano persone, donne, uomini (molte dei quali disabili), bambini e questi non sono identificabili come coloro che vanno a pregare. Sono quindi pienamente d’accordo con Alberto e Donata che spiegano che “la decisione del nostro Gas Alchemilla non sia in linea con i valori di inclusività, di dialogo e di rispetto delle diversità che a nostro avviso, un Gas dovrebbe ricercare e perseguire”.
    Mi dispiace.

    1. Laura
      Scusa, ma per errore prima non avevo aggiunto la tua mail già arrivata sul tema. Ora l’ho fatto ed è visibile nel post con tutte le mail ricevute.

    2. Laura, economia ed etica si compenetrano. I responsabili di mancati introiti non sono coloro che non acquistano più da La Fraternità, ma i responsabili della onlus che, in seguito ad un confronto, hanno deciso di proseguire con le preghiere davanti all’ospedale. Sono liberi di scegliere come comportarsi, come lo sono le donne che fanno IVG e come lo siamo tutti. E chi lavora per La Fraternità dovrà chiedere ai propri responsabili del perché hanno perso degli acquirenti.

  12. 1 – RACCOLTA MAIL DI GASISTI RICEVUTE

    1. SILVIA CERESATTO
    Sono abbastanza sollevata da questa presa di posizione. Devo ammettere che inizialmente avevo qualche perplessità sulla presenza di questo soggetto e avevo tentato qualche ricerca personale senza trovare apparenti contrarietà; fidandomi poi del vostro filtro avevo iniziato ad effettuare gli ordini.
    Non sapevo di queste veglie di preghiera…la vostra immediata presa di posiziobe mi conforta nella fiducia. Grazie!!!

    2. ANNA GUIDI
    peccato, davvero.
    Era una bellissima collaborazione…. la preghiera non la ritengo mai violenta.
    Ma rispetto le decision idi ALchemilla, come tt le altre
    Anna

    3. ELEONORA APPONI-BATTINI

    Buongiorno a tutti.
    Innanzitutto ringrazio per l’informativa.
    Ero ovviamente a conoscenza delle riunioni di preghiera fuori dal reparto di ginecologia ed ostetricia del Sant’Orsola nelle giornate in cui si pratica l’IVG.
    Non sapevo però che tale consesso prevedesse anche la presenza della Cooperativa la Fraternità.
    Personalmente, oltre ad essere più che favorevole alla L. 194, ritengo che la pratica della preghiera antiabortiva sia un atto che tradisce una totale assenza di carità cristiana (per chi crede) e più generalmente di comprensione per il prossimo, e che non ha come scopo l’aiuto o l’ascolto nei confronti di chi si ritiene stia facendo una scelta sbagliata, traducendosi all’opposto in un atto di gratuita violenza psicologica in un momento delicatissimo nella vita delle donne (ed infatti paradossalmente mi risulta che questi gruppi di preghiera siano frequentati principalmente da uomini).
    Purtroppo non ho il tempo per partecipare alla vita organizzativa del nostro GAS, ma ci tengo a dire di essere totalmente d’accordo con la decisione presa (come sarei d’accordo a bloccare senza indugio qualsiasi forma di collaborazione con movimenti fondamentalisti, omofobi, etc tanto per restare al passo con la cronaca delle ultime ore).
    Grazie ancora per la direzione presa in questa vicenda.

    A presto,

    Eleonora

    4. SALVATORE
    !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
    Come dire che chi non condivide o non capisce qesta scelta è logico che interrompa eventuali rapporti con ALCHEMILLA GAS !?

    Salvatore

    5. VERONICA BENUZZI
    Grazie, sono molto molto felice di questa soluzione.
    Veronica

    6. ELISABETTA FRANCESCHINI
    Decisione giusta che condivido pienamente.
    Elisabetta Franceschini

    7. CARLA MARULO

    perfettamente d’accordo
    carla

    8. CARMELA GREZZI
    concordo pienamente, e mi stavo appunto chiedendo come fosse possibile questo rapporto con organizzazioni tanto poco rispettose di posizioni diverse dalle loro… Carmela Grezzi

    9. ALESSANDRO FERRARI
    Anche se non ho partecipato direttamente alla discussione approvo il percorso intrapreso e anche le soluzioni adottate. Io stesso, avendo saputo di queste pratiche della comunità Papà Giovanni ho smesso di prendere le cassette dalla Fraternità. Non credo che siano soluzioni facili da prendere e penso che aprano una riflessione in più su cosa sia considerato “solidale”.
    Un abbraccio a tutti, a sabato,
    Ale

    10. ILARIA FRANCICA
    avete fatto bene
    Ilaria

    11. DANIELA VALDISERRA:
    Concordo in pieno con la scelta operata e vi ringrazio per il tentativo
    di mediazione. Ciao Daniela Valdiserra

    12. ? : mi sembra giusto, grazie.

    13. Mi trovate completamente d’accordo, quindi approvo la vostra scelta. Buonaserata, Patrizia Milani

    14. Secondo me, avete fatto bene. Poggi Barbara

    15. CLAUDIA BOATTINI

    sono d’accordissimo sul modo e sul contenuto.
    Grazie.
    Personalmente appena saputo questa estate, avevo smesso di acquistare la cassetta di frutta e verdura. Pensavo di parlarne domenica 26. Grazie per aver assunto voi l’iniziativa prendendovi questa responsabili-tà.
    Per me è una cattiveria terribile pensare e fare il cosidetto gruppo di preghiera davanti a donne che hanno già deciso di sottoporsi all’interruzione della gravidanza. Una perfidia intollerabile al livello di conoscenza di oggi, che non può che avere effetti pesantissimi sulla psiche di quelle donne.
    Anche la reazione alla richiesta di dialogo mi pare molto preoccupante. Mi pare di rilevare che gli integrali-smi nel mondo si alimentano gli uni con gli altri: chi taglia teste, chi fa violenza psicologica, chi uccide e chi invita ad armare il mondo……………
    Grazie per aver preso così “pacificamente” questa responsabilità
    c.b.

    16. ALBERTO E DONATA – Granarolo

    Cari gasisti, riceviamo a malincuore questa mail.
    Pur non conoscendo le modalità in cui viene gestita l’iniziativa della Comunità Papa Giovanni XXIII e co-munque prescindendo da ciò, pensiamo che la decisione presa dal nostro Gas Alchemilla non sia in linea con i valori di inclusività, di dialogo e di rispetto delle diversità che a nostro avviso, un Gas dovrebbe ricer-care e perseguire. Possiamo far presente il nostro punto di vista ma non possiamo mai pretendere che gli “altri”(chiunque essi siano e a qualunque credo appartengano) si convincano e si allineino con i nostri pen-sieri ed azioni, tantomeno escluderli o emarginarli, perché questo ha tutta l’aria di essere un atto “punitivo” dal quale ci dissociamo.
    Cordiali saluti,
    Donata e Alberto

    17. ALESSANDRA ED ENZO

    ben venga che sia “esplosa” la questione Fraternita e legge 190.
    così si ha modo veramente di confrontarsi sul nostro stile di vita, dal momento che si condivide la spesa e il consumo consapevole. Ovvero consapevole, di quello che si mangia e delle persone che lo producono.
    Nutrirsi ha un significato esteso e alla domanda di cosa mi nutro, rispondo:
    “Ci si nutre di emozioni, di sensazioni, di ideali, di scelte di vita.”
    Se quello che mangio e che penso fossero disgiunti avrebbe poco senso partecipare al gruppo gas Alchemilla.
    I rapporti umani sono sociali e rispondono sia ad una scelta etica, che politica, ad una visone del mondo. Se produciamo prodotti bio e parliamo solo di cibo, in un atmosfera del “volemose bene”, si sta “bleffando” o si hanno le idee confuse.
    Come scelgo con chi mangiare e cosa mangiare, così scelgo nella vita cosa è importante. Ed il rispetto sia della natura che delle scelte altrui, per me è importante. Chi dimostra intolleranza e si accanisce contro qualcuno, in questo caso le donne, preferisco evitarlo. La discussione oltre che inutile, rafforza e dà importanza a chi dovrebbe solo scusarsi.

    Alessandra

    Le parole Biologico e Biodinamico sono diventate quasi sacre o magiche: “Bio è bello e buono”, fa bene.
    Domanda: se chi produce “BIO”, mostra rancore, rabbia e aggressività, che tipo di energia ci metterà nei suoi prodotti ?

    Enzo

    18. LICIA VICINELLI

    Car* amic* di Alchemilla,
    ho letto la vostra comunicazione e mi trovo completamente d’accordo con la decisione presa. Fermo re-stando per tutt* la facoltà di esprimere il dissenso o il consenso rispetto a questioni definite “etiche”, questo non dà automaticamente il diritto di vessare e fare pressione psicologica a chi esercita una scelta di autodeterminazione. Il nostro gruppo ha pratiche che promuovono il dialogo e ricercano il consenso: se iniziassimo a usare questi metodi mostrando disprezzo, che ne so, per chi ha abitudini alimentari diverse dalle nostre in nome di un concetto di salute che è diverso per ogni persona, dove andremmo a finire? Non sono i principi che sono sbagliati e ogni persona ha i suoi, ma è profondamente errato e vigliacco cercare di far cambiare idea a una donna che ha sicuramente preso una decisione sofferta infierendo sul suo stato emotivo in un momento così cruciale.
    Grazie per la decisione presa
    Licia Vicinelli

    19. LAURA BERTACCHINI

    Oggi ho avuto occasione di parlare con molta sincerità e come sempre in modo costruttivo con una mia carissima amica…nonché collega di lavoro…che fa parte del gruppo di acquisto sul tema tanto discusso dei rapporti con Fraternità-Papa Giovanni XXIII.
    Mi ha chiesto e suggerito di mettere per iscritto il mio pensiero sulla faccenda…non perché sia determinante, ma per avere un punto di vista in più. Quindi eccomi!
    A mio parere, non è sicuramente corretto il tipo di protesta che porta avanti da anni la Comunità Papa Giovanni XXIII.
    1 Perché non è il luogo giusto
    2 E’ invasiva
    3 Presuppone che siano nell’ingiusto tutte le persone che non la pensano come loro
    4 Ritengo che non possa ottenere alcun risultato positivo (o negativo che si voglia definire)…
    Nello stesso tempo, se veramente Alchemilla si ritiene così libera di pensieri e aperta al mondo, non credo che sia nella condizione di escludere la Fraternità. Non sono i ragazzi disabili che ci lavorano, non sono le donne, gli uomini ed i bambini che vivono lì a essere artefici di questa protesta. Mentre escludendoli, si va a danneggiare loro prima di tutti gli “altri” che forti della nostra reazione “estrema” si sentiranno autorizzati a reagire con altrettanta chiusura mentale. Inoltre ho sempre pensato che reagire di petto sia estremismo in tutti i modi…siano le femministe, che i cattolici…”o con me o contro di me” a mio parere non è il modo di intendere l’essere aperti e solidali. Io non sarei per chiudere i rapporti con la Fraternità. Ma mi atterrò alle decisioni della maggioranza.
    Boicottare una Onlus significa boicottarla in tutto, non staremmo boicottando chi prega davanti all’ospedale.
    Grazie per l’attenzione e grazie ancor di più per tutto il lavoro che svolgete per tenere insieme e far funzionare il GAS.
    Laura Bertacchini

  13. 2 – LETTERA DI ALCHEMILLA GAS

    Nei mesi scorsi abbiamo appreso dai giornali che la Comunità Papa Giovanni XXIII promuove una particolare protesta contro la l’aborto, convocando un gruppo di preghiera, un giorno alla settimana, all’Ospedale Sant’Orsola, davanti alla clinica ginecologica dove si praticano le interruzioni di gravidanza. E’ una pratica che credevamo abbandonata da tempo ed invece è proseguita ininterrotta per quindici anni.

    La Cooperativa La Fraternità con la quale collaboriamo per la distribuzione dei nostri acquisti è un’espressione della Comunità Papa Giovanni XXIII e dunque ci siamo interrogati sull’opportunità di proseguire questa collaborazione.
    Nella discussione all’interno del gruppo organizzativo di Alchemilla – difficile, per la presenza di posizioni e sensibilità molto diverse tra loro (femministe, cattoliche, ecc.), ma capace di valorizzare ciò che ci unisce più di ciò che ci divide – abbiamo convenuto che non ci siano le condizioni per proseguire il rapporto con la Fraternità.
    Per la maggioranza di noi, la preghiera antiabortista davanti all’ospedale è una pratica violenta o comunque inaccettabile, volta a sollecitare dubbi e sensi di colpa nelle donne che si recano a praticare l’interruzione di gravidanza e non ad aprire una discussione pubblica con i cittadini o le istituzioni.
    Non contestiamo alla Fraternità e alla Papa Giovanni XXIII la possibilità di esprimere il loro pensiero politico sul tema dell’aborto (peraltro tutt’altro che marginalizzato dai mezzi di comunicazione), o la protesta contro una legge dello stato, o ancora la preghiera fuori dai luoghi di culto. Così come affermiamo, per noi stessi e ciascun altro, il diritto di contestare attivamente tale pensiero/protesta/preghiera. Riteniamo, invece, che quella protesta/preghiera diventi illegittima quando si svolge in un luogo sensibile, come un luogo di cura e con modalità che comprimono il diritto di autodeterminazione delle donne.

    Per questo abbiamo affrontato la questione in un incontro di discussione con una folta delegazione della Fraternità e della Papa Giovanni XXIII e abbiamo chiesto loro di spostare altrove le loro preghiere/proteste. La loro risposta è stata la convocazione della preghiera antiabortista in giorni a sorpresa (anzichè a giorno fisso), al solo fine di prevenire le contestazioni. Preso atto di questa risposta sorda alla nostra offerta di dialogo, abbiamo deciso di chiudere il rapporto con la Fraternità e la Papa Giovanni XXIII.

  14. 3 – LETTERA DELLA FRATERNITA’ DI PROSECUZIONE DELLE PREGHIERE

    Perché continueremo la preghiera davanti al S. Orsola in modo “itinerante”

    Nei mesi scorsi, dopo 15 anni in cui ogni settimana siamo stati davanti al S. Orsola a pregare, ci siamo trovati ad affrontare una contestazione molto forte e risoluta. Anche in passato c’era stato qualche momento di tensione, ma mai di questa intensità e durata. E’ apparso subito evidente come ci fosse una netta spaccatura tra quelli che erano i nostri intendimenti e quello che questa nostra azione pareva trasmettere ai nostri contestatori. Leggendo i giornali ed anche grazie ad alcuni incontri con chi ci criticava, abbiamo colto la distanza tra quello che volevamo dire e quello che veniva recepito. In questo senso un doveroso ringraziamento va ai Gruppo di Acquisto Solidale “Alchemilla” che, conoscendoci ed avendo altri ambiti di collaborazione con la Comunità Papa Giovanni XXIII, ha scelto di incontrarci e dialogare con noi. Da un lato c’erano le nostre motivazioni, coerenti, riteniamo, con tutte le altre nostre azioni e con la condivisione di vita con gli ultimi nelle realtà di accoglienza in Italia e nel mondo. Noi, con quella preghiera, vogliamo testimoniare in primo luogo la vicinanza ai bambini, che hanno il diritto di vivere, e dire alle donne che vivono questo dramma che, se vogliono, possono non essere sole. Questo atto veniva però percepito come un atto di violenza, non rispettoso del dramma che ogni donna, comunque ci arrivi, vive con l’aborto. Forse in modo un po’ ingenuo abbiamo provato ad avviare un dialogo, nella convinzione che fosse possibile trovare qualche punto di incontro. Non tanto sui principi, rispetto ai quali probabilmente sono necessari tempi più lunghi e contesti diversi. Difficilmente in momenti di tensione è possibile confrontare la nostra convinzione che la dignità della vita umana va riconosciuta e rispettata dal concepimento e non da una data fissata convenzionalmente per legge e chi ritiene che il primato assoluto vada riconosciuto all’autodeterminazione della donna. Volevamo dialogare su altri punti. Prima di tutto la situazione di quelle donne (il 20% sulla base dei dati a nostra disposizione, cioè delle donne che abbiamo incontrato) che sono indotte all’aborto. In questo caso autodeterminazione della donna e difesa della vita del bambino si incontrano. Poi la libertà di coscienza che va rispettata e per la quale ci si deve battere anche su temi che non condividiamo. Veniamo da esperienze in cui ci siamo trovati a condividere la difesa del diritto all’obiezione di coscienza con ambienti politici molto vicini a chi ora ci sta criticando. Ci sono diversità, parliamone. Certamente non apprezziamo il silenzio dei medici obiettori, ma riteniamo che il principio vada difeso in ogni caso. I nostri fratelli dell’Operazione Colomba impegnati in ben diversi ambiti di conflitto (Palestina, Kossovo, Colombia ..) ci hanno aiutato a leggere questa situazione. Al di là delle nostre intenzioni si è creato uno scontro puramente ideologico: due schieramenti che si contrappongono. “Ave Maria contro Bella Ciao”.
    E’ partito un dibattito interno alla Comunità che, per la rilevanza dei temi in discussione, è uscito dall’ambito Bolognese. Alcuni di noi hanno anche proposto di cambiare modalità o ubicazione del punto di preghiera. Questo non per retrocedere né sulle nostre convinzioni, né sulla determinazione a portarle avanti, ma per uscire da quello schema “ideologico” a cui accennavamo sopra. Alla fine si è deciso di proseguire con la preghiera pubblica davanti al S. Orsola. Questo per due motivi, di cui il primo più marginale ed accidentale, il secondo più sostanziale. Il primo consiste nella convinzione che il messaggio percepito derivi da una comunicazione non adeguata (anche da parte nostra) e da un pizzico di malafede che porta a dipingere il “nemico” così come risulta più facile “combatterlo”. Meglio dipingere un cattolico reazionario, integralista, chiuso alle novità che Papa Francesco sta proponendo, piuttosto che un cattolico che, ovviamente con tutti i suoi limiti, cerca di vivere nella storia e soprattutto cerca di vivere la coerenza tra quello che afferma e quello che vive. Quello che la Comunità Papa Giovanni XXIII vive in tanti ambiti di condivisione ci pare testimoni, almeno un po’, questo. Il motivo sostanziale però è un altro. Tutta la nostra vita è caratterizzata dalla scelta di stare a fianco degli ultimi e dimenticati. In questo caso gli ultimi sono prima di tutto i bambini a cui si nega di nascere e poi le mamme che spessissimo vengono lasciate sole. Noi vogliamo essere vicini prima di tutto nelle nostre realtà di accoglienza in cui vivono tante mamme in difficoltà che, non restando sole, hanno deciso di portare avanti la gravidanza. Poi lo facciamo là dove si consuma questo dramma. Lo facciamo sottovoce, non ci sono megafoni, né volantinaggio, né slogan. Lo facciamo nel linguaggio per noi più alto, la preghiera. Pensiamo sia nostro diritto e dovere di cittadini esprimere la nostra opinione. Pensiamo sia nostro diritto e dovere di cristiani farlo con la preghiera.
    Resta un problema. Quelle contestazioni e lo spettacolo che ne consegue è senza dubbio disdicevole e non utile a nessuno, tantomeno alle donne che hanno deciso di abortire. Non ci preoccupa la contestazione in sé: l’abbiamo già sperimentata in tanti altri ambiti di impegno sia in Italia che nei tanti luoghi del mondo dove siamo presenti. Ci dispiace il messaggio sbagliato che dà. Abbiamo quindi deciso di fare una preghiera “itinerante”, non nello spazio, ma nel tempo. Ogni settimana cambiamo giorno nel tentativo di evitare lo scontro. Non è una sfida, ma un invito a trovare motivi e modalità di confronto e non di scontro. La nostra azione non è “contro” nessuno, ma “per” la vita.

    Andrea Montuschi
    Comunità Papa Giovanni XXII
    Zona Emilia

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