Camilla in costituzione! Sabato 30 Settembre

Dal 2016 un gruppo di persone, impegnate in Alchemilla GAS e Campi Aperti, ha studiato esempi e possibilità per costituire una cooperativa che gestisca un emporio solidale, di nome Camilla!
Negli ultimi mesi ne abbiamo parlato con molti di voi e il 30 settembre ci troveremo per conoscerci e iniziare il processo di costituzione di Camilla.

L’appuntamento è sabato 30 settembre dalle 16.00 al Centro Interculturale Zonarelli, in via Sacco 14 a Bologna.
Se non vi foste ancora registrati potete farlo al volo con questo modulo, ci serve per organizzare tutto al meglio!

Dopo un’introduzione sul percorso fatto e sugli obiettivi, vogliamo confrontarci insieme su organizzazione e ruolo dei soci nella cooperativa, sostenibilità economica, rapporto con i produttori, principi e valori, etc. Lo faremo usando dei tavoli tematici dove si potrà anche aderire ai gruppi operativi sui singoli temi. Il lavoro dei gruppi ci porterà alla costituzione di Camilla e per questo il tempo di tutti è l’ingrediente più prezioso!

Alla fine dell’assemblea chi lo vorrà potrà sottoscrivere la carta degli intenti, che vi invitiamo a leggere prima dell’incontro.
A questo punto festeggeremo insieme con bevande e cibo dei produttori coinvolti nel progetto: per ridurre i rifiuti vi chiediamo di portarvi un piatto e un bicchiere!

Il centro Zonarelli è all’interno del giardino Parker-Lennon: nella corte interna trovate alcune rastrelliere per biciclette, se venite in autobus scendete alla fermata ‘Lavoro’ della linea 21, se invece verrete in automobile potete parcheggiare nelle strade contigue al giardino.

Per chi non potrà esserci il 30 organizzeremo
altri incontri di adesione al progetto.

Ci vediamo sabato 30!
Alchemilla e Campi Aperti per CAMILLA

Nasce a Bologna il primo emporio autogestito e solidale in Italia!

Il sistema alimentare crea la povertà proprio mentre favorisce l’abbondanza di cibo; alleva fame e malattie 
tramite i suoi meccanismi di produzione e distribuzione. Ed è stato plasmato in gran parte dal terrore che gli 
operai e i contadini potessero balzare fuori dalla loro condizione, che esigessero l’uguaglianza. 
Il sistema è stato progettato in modo da risucchiare benessere dalle campagne, con giusto quel minimo di 
redistribuzione per tener buona la gente. Però l’unica forza capace di cambiare il mondo è sempre stata la gente 
che si solleva in massa per l’uguaglianza. 

                                            (Raj Patel, I padroni del cibo)

Un’economia basata sull’assunzione di responsabilità collettive comuni piuttosto che sull’interesse privato, 
se favorirà sensibilità adeguate, riuscirà ad acquistare una sua egemonia. 

(Murray Bookchin, Economia di mercato o economia morale? In The Modern crisis)

Sovranità alimentare è il diritto dei popoli ad alimenti nutritivi e culturalmente adeguati, accessibili, 
prodotti in forma sostenibile ed ecologica, è il diritto di poter decidere il proprio sistema alimentare e produttivo. Questo pone coloro che producono, distribuiscono e consumano alimenti nel cuore dei sistemi e delle politiche alimentari e al di sopra delle esigenze dei mercati e delle imprese 

Movimento internazionale di contadini Via Campesina, 1996

Come Alchemilla GAS (il principale Gruppo di Acquisto Solidale di Bologna) e Campi Aperti (Associazione di produttori biologici e contadini del territorio) abbiamo lanciato un nuovo progetto di consumo critico e solidale a Bologna, ispirandoci ad un’idea di autogestione, socialità e cooperazione che riteniamo capace di coinvolgere ampie fasce di cittadine/i nella ricerca di uno stile di vita e di consumo più sano, sostenibile e solidale e meno dipendente dai grandi attori economici, come le catene di supermercati che – direttamente o indirettamente – governano l’economia globale e indirizzano le scelte individuali tanto di chi acquista, quanto di chi produce.

Un progetto innovativo per le modalità organizzative di tipo partecipativo; incisivo per la semplicità e replicabilità del modello; inclusivo per la capacità di coinvolgere ampie fasce di cittadine/i.

Cosa succede oggi

A Bologna esiste un significativo numero di persone che provvede ai propri acquisti di alimenti e prodotti di uso comune anche tramite acquisti collettivi e mercati o botteghe a filiera corta. Tuttavia, per  ragioni di prezzo e varietà dei prodotti, nonché per comodità o abitudini d’acquisto, la quota di spesa familiare coperta da questi canali di acquisto è spesso modesta. Ci sono poi molte altre persone che non riescono ad accedere a queste pratiche per mancanza di informazione e/o poca disponibilità economica. Siamo convinti che accrescere il numero di cittadine/i che usufruiscono di queste modalità di acquisto sia un importante obiettivo per sostenere e rafforzare l’economia locale, la salute dei cittadini e la vivibilità della città e delle aree rurali.

Il risultato di decenni di politica economica liberista, votata alla sola ricerca della crescita è sotto gli occhi di tutti: una società sempre più divisa e caratterizzata dall’aumento delle diseguaglianze e della disgregazione sociale, che incentiva nei cittadini atteggiamenti egoisti e passivi, anziché stimolare la solidarietà e la collaborazione. E la percezione diffusa è che non ci siano alternative possibili.

Le grandi catene di supermercati – che gestiscono complessivamente l’80% degli acquisti delle famiglie italiane – governano il mercato della distribuzione, stimolano modelli di consumo dannosi per la salute e impongono ai produttori agricoli modalità di produzione standardizzate e costi di produzione sempre più bassi, contribuendo al diffondersi di sfruttamento e caporalato in molte zone d’Italia e in un numero crescente di filiere agricole, anche di eccellenza: pomodoro (Puglia, Basilicata e Campania); agrumi (Calabria e Sicilia); uva (Puglia, Piemonte e Lombardia); frutta (Puglia, Piemonte ed Emilia-Romagna); bestiame (Lazio, Campania e Sardegna), ecc. 

            Cosa vogliamo fare domani

Le scelte riguardanti la produzione e la distribuzione dei beni definiscono territori e rapporti sociali. Se una comunità locale si pone in condizione di scegliere in maniera democratica circa la produzione e la distribuzione del cibo e degli altri beni di consumo quotidiano, allora potrà scegliere come deve essere gestito il territorio che abita, come devono essere utilizzate le risorse comuni e come devono essere i rapporti tra tutte le lavoratrici e i lavoratori che partecipano in questo processo. Questo è il nostro progetto, che si affianca agli altri che si muovono da anni in questa direzione nel territorio che abitiamo. È un progetto di riappropriazione da parte della comunità locale del diritto di compiere le scelte fondamentali per il proprio quotidiano e per la sopravvivenza del pianeta.

Per invertire la rotta e virare verso un nuovo modello socio-economico, occorre partire da ciò che possiamo decidere direttamente e dalla nostra capacità di fare e di creare alleanze tra i diversi soggetti che – in ogni punto della catena economia – subiscono le conseguenze di un’economia perversa.

Il passo che vogliamo compiere, per il quale stiamo lavorando intensamente da alcuni mesi, è realizzare a Bologna un nostro nodo distributivo locale, nella forma di un emporio cooperativo, partecipativo e solidale, ispirato al modello esistente da molto tempo negli Stati Uniti (primo fra tutti“Park Slope Food Coop” di Brooklyn) e più recentemente approdato in Europa (in Francia e Belgio, primi esempi La Louve a Parigi e BEES a Bruxelles). Un emporio che distribuirà prodotti alimentari di qualità e a prezzi contenuti, grazie alla gestione cooperativa a ciclo chiuso, nella quale ciascun socio è allo stesso tempo cliente, lavoratore e proprietario.

Ci proponiamo dunque di creare una struttura cooperativa, ispirata ai principi di autodeterminazione alimentare, sostenibilità, mutualismo e partecipazione che sia:

  • aperta all’adesione di tutti i cittadini e le cittadine e gestita collettivamente, grazie alla partecipazione economica e lavorativa dei soci, tutti ugualmente tenuti a contribuire alla cooperativa con un investimento in tempo, progettualità e partecipazione
  • finalizzata alla distribuzione, esclusivamente nei confronti dei soci, di una gamma di prodotti alimentari e di uso comune, il più possibile ampia ed esauriente, con preferenza per il rapporto diretto con il produttore; le produzioni biologiche ed eco-sostenibili; i prodotti locali; le filiere partecipate; lo sfuso di qualità; i progetti volti a ridurre le diseguaglianze economiche ed implementare i diritti dei lavoratori;
  • promotrice di patti di collaborazione con i produttori volti alla pianificazione produttiva, al contenimento dei costi di produzione, al prefinanziamento delle produzioni;
  • promotrice di attività culturali, formative e divulgative rivolte a tutta la città e di pratiche di scambio e mutualità, volte al sostegno alle persone in situazione di difficoltà economica o sociale.

  **  Il pieghevole di Camilla! Da diffondere

Altri documenti utili:

*** Alcune domande frequenti *** 

Cos’è Camilla?

  • Camilla è un progetto di emporio autogestito e solidale proposto da Alchemilla GAS e CampiAperti – Associazione per la Sovranità Alimentare.

Cos’è un emporio autogestito e solidale?

  • Si tratta di un punto di approvvigionamento di prodotti di elevata qualità (alimenti biologici, filiere locali, prodotti equo-solidali, sfuso di qualità, cosmesi e detergenti naturali) organizzato in forma cooperativa. E’ autogestito perché tutti i soci della cooperativa dedicheranno una quota del loro tempo alla gestione dell’emporio ed è solidale perché grazie alla collaborazione di tutti i soci, le spese di gestione dell’emporio saranno ridotte al minimo e di conseguenza anche i prezzi di vendita saranno ridotti e il più possibile alla portata di tutte le tasche.

Cosa ci spinge a proporlo?

  • La lunga esperienza nei Gruppi di Acquisto Solidale e la presenza a Bologna di una solida rete di mercati contadini biologici promossi dall’associazione CampiAperti ci ha consentito di ragionare concretamente sul problema della distribuzione commerciale e ipotizzare una soluzione al problema a partire dalla collaborazione tra soggetti ugualmente schiacciati dal sistema economico: da un lato i consumatori, che vedono progressivamente ridursi il loro potere di acquisto e le possibilità di scelta nei consumi e all’altro i produttori (agricoli, ma non solo), che trovano nella vendita diretta la sola possibilità di sottrarsi al ricatto della Grande Distribuzione Organizzata e salvaguardare così il loro reddito.

Non bastava il GAS?

  • I Gruppi di Acquisto Solidale sono stati un importantissimo strumento di sperimentazione di democrazia economica che ha insegnato a risolvere i problemi spostando il punto di vista dall’interesse soggettivo all’interesse comune. Incrociando le rispettive debolezze, i consumatori e i produttori che si sono riconosciuti nel comune interesse alla salute propria e del pianeta, hanno gettato i semi di una nuova economia. Il progetto di emporio autogestito e solidale è un passo ulteriore, che consente di allargare l’esperienza del consumo critico, coinvolgendo molte più persone.

Che differenza c’è tra un emporio autogestito e solidale e un supermercato?

  • L’emporio autogestito e solidale non ha finalità di lucro e mira al bene comune della comunità che lo sostiene. Grazie alla sua organizzazione interna e al rapporto diretto con i produttori – che sostiene con patti di collaborazione – offre ai soci la possibilità di nutrirsi di buon cibo a buon prezzo e, nel contempo, garantisce ai contadini e agli altri fornitori un degno compenso del loro lavoro. Al contrario, il supermercato persegue una finalità di profitto e offre prodotti a basso prezzo grazie alla sua posizione di potere nella filiera, che consente ad esso di imporre ai produttori compensi sempre più bassi. Per molti decenni, i consumatori sono stati indotti ad inseguire il prezzo basso, come se i costi di produzione fossero comprimibili all’infinito. Ora sappiamo che questo era un inganno e il prezzo si paga sempre e comunque. Ciò che non paghiamo oggi in merce, lo pagheremo poi (noi o altri) in minor salute, minori salari, minore occupazione, minore salubrità dell’ambiente, ecc.

Che ruolo hanno i soci?

  • Il ruolo dei soci sarà determinante in tutti gli aspetti della vita della cooperativa. I soci saranno i soli proprietari dell’emporio, ne guideranno le scelte e lo gestiranno in tutti gli aspetti. Un piccolo numero di dipendenti (anch’essi soci) sarà impegnato a tempo pieno per dare continuità all’attività di gestione che i soci svolgeranno a rotazione, con un impegno limitato a 3 ore al mese ciascuno.

Ma davvero può funzionare?

  • L’idea riprende l’esempio ultraquarantennale della Park Slope Food Coop, nata a New York nel 1973 che oggi conta oltre 16.000 soci. Da qualche anno, in Europa, sono sorte decine di nuove esperienze che si rifanno a quel modello, come La Louve di Parigi e – più vicina a noi per conoscenza diretta – la Bees Coop di Bruxelles che hanno confermato la sostenibilità del modello.